C'era una volta la sinistra con la sua solida, storica volontà di rafforzare la stabilità dell'esecutivo. Sono trascorsi 26 anni da quando Cesare Salvi presentò la sua celebre bozza che andava sostanzialmente nella stessa direzione che ora vuole percorrere Giorgia Meloni (tondo in alto): elezione diretta del primo ministro, rapporto di fiducia con la sola Camera dei deputati, scioglimento della Camera in caso di approvazione di mozione di sfiducia.
La sinistra di oggi però sembra aver fatto una scelta politica, avendo deciso di contrastare una grande riforma di cui l'Italia avrebbe bisogno da molti anni. Ma mentre il Pd e le altre forze di opposizione alzano il cartello del «no», Italia Viva con Maria Elena Boschi (tondo in basso) fa capire che si rischia l'effetto boomerang. «Non so se sarà possibile trovare un punto di incontro con le altre opposizioni perché l'impressione è che, quello da parte di alcune forze politiche, sia un no a prescindere» dice la ex ministra alla Fondazione Iniziativa Europa 2023. «È surreale che il Pd e i partiti alla sua sinistra attacchino la riforma Meloni come se mettesse a rischio la democrazia. Ricordo che il primo a immaginare l'elezione diretta del presidente del Consiglio è stato Maurice Duverger, espressione della sinistra francese. Quell'idea è stata ripresa più volte, anche in Italia, fino al Comitato Salvi dell'ultima Bicamerale D'Alema». All'orizzonte, insomma, Boschi vede il ripetersi dello schema subito dal governo Renzi. «Si ripete l'errore commesso nel 2016, pensando che bocciare le riforme sia il modo più semplice per mandare a casa un governo che non piace. Così il Paese non potrà mai essere cambiato. Noi, che ci sentiamo riformisti, non diremo no a prescindere ma cercheremo di migliorare la proposta».
Dalla piazza, la leader Pd Elly Schlein attacca la riforma: «Giorgia Meloni non vuole governare ma comandare». Il premier le risponde su twitter: «Cara Elly, noi vogliamo semplicemente che siano i cittadini ad avere più potere, dando così maggior forza e stabilità all'Italia. Cioè quello che dovrebbe sostenere ogni sincero democratico» scrive Meloni.
Semaforo verde arriva invece da una figura che ha legato la sua storia al tentativo di rinnovare le istituzioni del Paese. Mario Segni intervistato a Radio Radicale sottolinea che la riforma ha il merito di «affrontare il problema della stabilità e dell'efficienza del governo centrale e offre una soluzione, come facemmo noi con la proposta del sindaco d'Italia. L'idea centrale è buona, offre una soluzione ragionevole. Il problema esiste e va affrontato».
Se il governo continua a lavorare sul premierato e a fronteggiare le polemiche, dagli Usa arriva un endorsement importante da parte di Bloomberg per Meloni.
«Segue il suo istinto, non si fida praticamente di nessuno e prende le sue decisioni da sola», l'analisi del giornale americano: «In un paese dove, notoriamente, molti governi crollano dopo un anno, pochi pensavano che sarebbe durata. Ma la Meloni è abituata a essere sottovalutata».
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