![Metro ferma, i Cobas bloccano Milano](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/15/1739599935-ajax-request.jpg?_=1739599935)
Lo sciopero dei mezzi a Milano era stato annunciato, è vero. Lo stop di bus, tram e metrò ha rispettato le fasce di garanzia, anche questo è vero. Però. Si è creato un caos generale perché, negli orari di circolazione garantita prima delle 8.45 e dopo le 15 ma fino alle 18 non sono rientrati gli impegni di lavoro, di studio e personali di residenti e pendolari.
Così la gran parte dei cittadini è rimasta ore in coda nel traffico a bordo della propria personale automobile visto che taxi e auto elettriche a noleggio erano, come sempre, introvabili. Alzi la mano chi è riuscito ad acciuffarne uno, con o senza app. La giornata è iniziata sotto un cielo limpido di primavera e proseguita sotto nubi plumbee, con un momento per la grandine, uno per la pioggia e altrettanti per le pozzanghere che si sono allargate in un batter d'occhio (altra caratteristica milanese). I percorsi in bicicletta - qualcuno sì che è riuscito a servirsi delle due ruote a noleggio sono stati assai accidentati. Per dire che il fatto che la linea metropolitana Lilla (la 5) non abbia subito interruzioni, a differenza delle M1, M2, M3 e M4, non ha scalfito il disordine generale. L'agitazione è stata proclamata dai lavoratori Al Cobas, sigla non molto rappresentata in Atm, per motivazioni aziendali. Il sindacato autonomo ha spiegato di essere «contro la liberalizzazione, la privatizzazione e le gare d'appalto dei servizi gestiti da Atm e a favore della reinternalizzazione dei servizi in appalto e sub-appalto; contro il progetto Milano Next, che prevede di trasformare Atm in Azienda speciale del Comune di Milano, per la riattivazione del distanziamento tra conducenti e utenti con chiusura della porta anteriore per la salita e la discesa dei passeggeri; a favore della sicurezza dei lavoratori più esposti alle aggressioni; per piani aziendali d'assunzione e aumento di 150 euro netti per tutti i lavoratori».
Ma non tutti i venerdì neri della mobilità milanese sono dettati da motivazioni aziendali, anzi. Alcune agitazioni supportano cause più generali, politiche, dal sostegno delle donne l'8 marzo, alla contrarietà alle guerre. Essendo sempre più frequenti - da settembre a oggi Milano ha avuto ben 8 venerdì di sciopero e, in 25 mesi di governo, a novembre, si contavano 949 agitazioni, una al mese, come ha ricordato il ministro Salvini - l'Agens, Agenzia Confederale dei Trasporti e servizi, chiede di prendere in considerazione una riforma dello sciopero. «Fatto salvo che il diritto allo sciopero è sacrosanto e costituzionale anche il diritto alla mobilità lo è» ha dichiarato Arrigo Giana viceopresidente Agens e amministratore delegato di Atm. «La nostra proposta è una riforma complessiva dello sciopero. Si chiede di definire modalità diverse a seconda del livello di rappresentatività delle sigle. Quindi creare un sistema che non limiti per nessuno la possibilità di proclamare un'agitazione ma eviti l'effetto annuncio e che lo sciopero venga utilizzato in maniera sproporzionata e apra finestre con motivazioni tra le più ampie, non solo di interesse specifico».
Ieri è stato un venerdì nero anche per l'Alta velocità. Ben 15 Frecciarossa hanno accumulato ritardi di almeno un'ora e mezzo a causa del rallentamento creatosi sulla linea Bologna-Firenze. La causa è stata il guasto al Frecciarossa 9311 Torino Porta Nuova (8.40) - Napoli Centrale (15.
03), costretto a fermarsi ieri mattina nei pressi di Bologna causando, a cascata, ritardi per il traffico Alta velocità anche di altre direttrici. I passeggeri del treno guasto sono stati trasferiti su un altro mezzo e hanno accumulato 180 minuti di ritardo.
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