Milano e l'ultimo saluto a Diana. La nonna disperata: "Era sana"

I palloncini, le magliette e la rabbia contro la madre. Il sindaco Sala: "Segnalate i disagi, facilitate il lavoro"

Milano e l'ultimo saluto a Diana. La nonna disperata: "Era sana"

San Giuliano Milanese. L'enormità di una tragedia incomprensibile e la volontà di una punizione che somigli più a una dannazione eterna che alla giustizia umana. Aleggia qualcosa che va oltre il dolore, la disperazione e la rabbia sui funerali della piccola Diana, la bambina di 18 mesi abbandonata dalla madre 36enne Alessia Pifferi per sei giorni in casa da sola e morta di stenti in uno dei quartieri più popolari della città, Ponte Lambro. Quando la piccola bara bianca, ornata da cherubini in oro e sovrastata da un bouquet di rose crema, arriva alle 14.43 davanti alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo a San Giuliano Milanese (dove abita la zia materna della piccola, Viviana, e dove è stata sepolta) l'applauso scoppia fragoroso, dopo che la gente del quartiere ha molto parlato e accusato senza esclusione di colpi, la madre della piccola, davanti a telecamere e taccuini. Lo stesso batter di mani quasi esibito che, più tardi, esplode incontenibile dentro la chiesa, durante il messaggio letto da un amico della famiglia e rappresentante del quartiere, alla fine della cerimonia. Una nota che - oltre a ringraziare l'impresa di pompe funebri e gli amici, ma anche tutta una serie di conoscenti - chiede innanzitutto (senza però mai nominare Alessia Pifferi) che la «giustizia faccia il suo percorso, senza sconti di pena». «Lo dobbiamo - conclude l'appello - soprattutto alla piccola Diana». La cui mamma e la sua instabilità mentale mai curata o seguita - e che le aveva alienato da tempo anche la parentela della sorella che non le parlava da qualche anno - non viene mai nominata per nome.

Pifferi, rinchiusa nel carcere di San Vittore con l'accusa di omicidio volontario, non solo ha fatto chiedere dai suoi legali alla Procura la possibilità di partecipare alle esequie (comprensibilmente negatale anche per evitare problemi di ordine pubblico), ma si è vista rifiutare un colloquio anche dalla sua stessa madre, Maria. Che all'uscita dalla chiesa, piangendo sulla bara, urla: «Diana, noi non ti abbiamo mai abbandonato. È tua madre che è una pazza». E, a conclusione della tumulazione della nipotina al cimitero, chiarisce, per chi nutrisse eventuali dubbi, il suo pensiero. «Non esiste un perché a questa morte - spiega la nonna - La bambina la vedevamo in videochiamata due volte al giorno, stava bene, era in perfetta salute, cresceva e aveva anche cominciato a camminare. Lei (la figlia Alessia, ndr) da 15 giorni a questa parte aveva rincontrato il suo ex, aveva premura, salutava al telefono e assicurava che la bambina stesse bene. Diana dorme diceva. Era molto presa da quest'uomo». A chi le domanda a quando risale l'ultima videochiamata in cui ha potuto vedere la nipotina (rimasta però inspiegabilmente sola sei giorni in casa) la nonna di Diana non sa rispondere. Rimarca invece che Alessia, quando era fuori casa, non chiamava mai. «Io però ero convinta che fosse con la bambina. Siamo disgustati dalla sua richiesta di vederci e parlarci» chiosa la donna.

Oltre allo striscione rosa con foto della piccola Diana avvolta in una nuvola di tulle esposto fuori dalla chiesa con frasi strappacuore come «Volerò sulle ali del mondo nel cielo infinito», o «Resterò per sempre bambina», oltre i palloncini bianchi e rosa liberati nel cielo e ancora molto oltre i pianti sommessi, si staglia la concretezza cristallina del messaggio dell'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, letto in chiesa dal parroco, don Luca Violoni: «Noi non riusciamo a rimuovere un vago senso di colpa perché la nostra città dovrebbe essere diversa - dice monsignor Delpini - Abitare in città dovrebbe significare far parte di una comunità e ogni solitudine dovrebbe trovare rimedio nell'attenzione reciproca e nell'operosità».

Anche il sindaco Beppe Sala - che ha assistito in prima fila alla cerimonia e che con il sindaco di San Giuliano, Marco Segala, si farà carico di un contributo alle spese funebri -, indirizza il suo commento a un fine tangibile: «Credo sia molto importante che tutti segnalino i disagi - dice commosso - Non è questione di essere delatori ma di dare segnali, così il lavoro è facilitato per le istituzioni».

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