Tremilaottocentotre, duecento in più contando anche la provincia. Quasi 4mila arresti in tutto quindi. Sono quelli eseguiti dalla polizia di stato a Milano nel 2021 e diffusi l'anno scorso ad aprile in occasione della festa per i 170 anni dalla fondazione. Tra un mese, nelle maggiori città italiane, si terrà quindi, nuovamente la festa. E il questore Giuseppe Petronzi fornirà nuovamente i numeri - prima però rigorosamente certificati dalla prefettura di Milano - dell'attività della questura e dei commissariati in città e nella provincia nell'anno appena trascorso, il 2022. Senza voler indulgere in elogi e anche dando un'occhiata - com'è d'obbligo per una analisi davvero oggettiva - ai dati interforze (quindi riferiti alle denunce e alle attività dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza) i reati sono in calo costante da ormai una decina d'anni. Il trend, tutto in discesa, appare nel report riservato del Dipartimento Pubblica Sicurezza del ministero dell'Interno, Dati delittuosità e azione di contrasto della Città Metropolitana milanese. Un confronto tra anni è presto fatto: nel 2019 i delitti erano 219mila671, nel 2020 159mila613, nel 2021 i 193mila749 reati denunciati hanno comunque confermato la nostra città ai vertici delle città italiane per l'indice di criminalità elaborato dal Sole 24 Ore in relazione al numero della popolazione. Nel 2021, tra le 107 province italiane, infatti Milano è il territorio con più furti rilevati ogni 100mila abitanti, in particolare nei negozi e nelle auto in sosta; la città metropolitana è settima per denunce di violenze sessuali; seconda per rapine in pubblica via; terza per associazioni per delinquere. «Eppure con circa 4mila arresti solo della polizia di Stato se tutti gli arrestati restassero in carcere sotto la Madonnina sarebbe il paradiso o giù di lì...» fa notare un investigatore.
Un altro elemento che salta agli occhi nei dati del 2021 è che oltre il 60 per cento degli arrestati ha origine straniera. La popolazione extracomunitaria censita dall'Ufficio immigrazione di Milano è arrivata a 494mila593 residenti in tutta la provincia, con prevalenza di egiziani, filippini e cinesi. In aumento il numero dei rifugiati in arrivo dall'Ucraina.
Il vero problema, a sentire gli esperti del Dipartimento di Pubblica Sicurezza che naturalmente parlano off the record, è che gli ingressi non diminuiscono, come si può notare dalle persone che in queste settimane si sono ammassate alle transenne dell'Ufficio immigrazione di via Cagni per cercare di guadagnare un posto nella coda di quelli che potranno aspettare l'apertura degli uffici al lunedì mattina, in modo da poter ricevere appuntamento per iniziare la pratica. A differenza delle settimane precedenti, la questura di Milano ha raddoppiato il numero di persone ammesse nella serata di domenica e, invece di tenerle tutta la notte ad aspettare, le ha fatte subito entrare per poter prendere appuntamento. Ma basterà? Certamente no se la legge - come nel caso del marocchino 23enne Abrahman Rhasi armato di taglierino arrestato dalla polizia in viale Brianza dopo il drammatico pomeriggio delle cinque rapine in sequenza - prevede che persino i richiedenti protezione internazionale all'estero ma in un Paese comunque di area Schengen e in attesa di ricevere una risposta non possano essere espulsi nonostante siano pregiudicati o considerati pericolosi socialmente.
E i controlli in stazione Centrale? Secondo gli esperti delle forze dell'ordine va fatto un discorso molto chiaro e banale. Le operazioni di controllo, volute anche dal nuovo governo di Centrodestra, si moltiplicano.
Tuttavia le persone che lasceranno la stazione perché «infastidite» da troppa polizia, se per la legge non possono essere arrestate o espulse, finiranno semplicemente per spostarsi in un'altra zona. Magari, come l'altra sera, in viale Brianza.
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