Considerate un tasso di disoccupazione al 5.5% nel 2016 e un Pil che l'anno scorso è cresciuto del 2.6%, l'anno prima del 5.3%, nel 2014 del 2.7%. Chiedete poi alla gente di andare a votare e scegliere da chi vuole essere governata. Bene, il partito di maggioranza uscente non sempre ne esce trionfatore. È quanto è successo ieri in Repubblica Ceca, dove si è conclusa una due giorni elettorale per eleggere il nuovo parlamento. Al momento in cui stiamo scrivendo non sono ancora noti i numeri definitivi, ma tutti i sondaggi e gli exit poll danno come trionfatore il miliardario Andrej Babis e il suo partito ANO-Movimento dei Cittadini Insoddisfatti. Sembra incredibile, ma è il risultato di una campagna elettorale in cui non hanno prevalso i successi economici della coalizione uscente, composta tra l'altro dallo stesso ANO, ma le paure e la pancia di un Paese che ha dato credito alla storia personale di Babis. E alle sue promesse: frenare l'immigrazione, contrastando il sistema europeo delle quote di accoglienza definito da Bruxelles; ridurre la corruzione; frenare un'ulteriore integrazione europea tra cui l'adozione della moneta unica nel Paese. Babis e il suo partito di matrice populista sono i primi a spezzare il duopolio politico che ha caratterizzato la Repubblica Ceca negli ultimi 25 anni, con un'alternanza di governi di centrosinistra e di centrodestra.
Tuttavia la situazione politica non è affatto chiara: se da un lato Babis dovrebbe attestarsi tra il 25-30%, più del doppio di ogni altro partito, dall'altro c'è il rischio di una frammentazione del parlamento ceco, con ben 8 formazioni che potrebbero superare la soglia di sbarramento del 5%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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