Le minacce degli 007 per convincere i riottosi ad appoggiare Giuseppi

L'avvertimento a Cesa: "Comportati bene". La "passione" dell'ex premier per i Servizi

Le minacce degli 007 per convincere i riottosi ad appoggiare Giuseppi

Un pezzetto alla volta iniziano ad emergere particolari interessanti su quel periodo oscuro tra la fine del Conte Bis e l'investitura di Draghi. Tre settimane scarse in cui l'ex premier Conte avviò una campagna con pochi scrupoli e con molti mezzi (alcuni alla luce del sole, altri meno) per arruolare truppe di parlamentari e cercare di dare vita ad un terzo governo con la vecchia maggioranza più la «quarta gamba». Un'operazione sostenuta politicamente dal Pd, grande sponsor del Conte ter prima di scoprirsi fedele a Draghi, da gruppi di peones interessati a incassare poltrone, ma a quanto pare anche da apparati più nascosti. L'episodio che rivela Bruno Vespa nel suo libro Perché Mussolini rovinò l'Italia (e come Draghi la sta risanando) è inquietante e ha al centro un protagonista di quei giorni, il corteggiatissimo (da Conte) leader dell'Udc Lorenzo Cesa, che poteva offrire all'avvocato di Volturara Appula una dote di tre senatori, numeri succulenti in quei giorni di spasmodica caccia ai voti in Parlamento. Cesa non accettò le offerte di Conte, e pochi giorni dopo ricevette la visita degli uomini della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che «per ordine del procuratore Nicola Gratteri, perquisivano l'abitazione romana di Cesa contestandogli il reato di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso». Una coincidenza temporale, certo. Tuttavia un secondo episodio getta una luce molto ambigua sulla vicenda. Subito dopo la perquisizione dell'abitazione, Cesa riceve infatti la visita «di un importante agente segreto che conosceva da tempo e che gli avrebbe detto, più o meno: non preoccuparti, questa storia si risolve, ma cerca di comportarti con saggezza». Una frase che, in quel frangente politico molto delicato, suona come un avvertimento. Di chi si trattava? E per conto di chi recapitava quel messaggio? Misteri. Certo è che del dossier servizi segreti Conte si era sempre molto interessato, al punto da tenere a lungo per sè la delega sugli 007. Ma già molto prima, nel 2018, Conte aveva nominato un suo uomo di fiducia come Gennaro Vecchione a capo del Dis (Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza) mentre come Sottosegretario di Stato con delega ai servizi di intelligence Pietro Benassi, cioè il suo ex consigliere diplomatico a Palazzo Chigi. È significativa non solo la consuetudine con i due uomini indicati da Conte ai vertici dei Servizi, ma anche la tempistica della nomina di Benassi: il 21 gennaio 2021. Il giorno successivo Conte completa i nuovi vertici dei Servizi segreti nominando tre vicedirettori all'Aise (servizi segreti estero) e Aisi. Il tutto, quindi, solo una settimana dopo che Renzi aveva ritirato i suoi ministri aprendo la crisi di governo, e dando quindi il via alle manovre di Conte per arrivare ad un ter. Utilizzando anche gli apparati segreti dello Stato? È un'ipotesi che è circolata spesso, e che ora si rafforza con l'episodio riguardante Cesa (che, interpellato dal Giornale, preferisce non commentare). Gli uomini dell'Udc, sentiti da Riformista, hanno raccontato di una «insostenibile pressione» in quei giorni per entrare nel Conte ter, un'operazione condotta non solo da Palazzo Chigi ma addirittura da «apparati dello Stato e perfino del Vaticano». Il direttore della Stampa, Massimo Giannini, scrisse che nella ricerca dei responsabili erano coinvolti «noti legali vicini al premier, presidenti di ordini forensi a nome dello Studio Alpa, generali della Guardia di Finanza, amici del capo dei servizi segreti Vecchione» e alte gerarchie ecclesiastiche. Una ricostruzione allora smentita da Palazzo Chigi, ovviamente.

Non tutti però nel M5s remavano in quella direzione. Nel sui libro l'ex sottosegretario Spadafora, molto vicino a Di Maio, racconta che fu Fico a mettere in contatto Grillo e Draghi.

Un passaggio decisivo per portare alla nascita dell'attuale maggioranza e seppellire le ambizioni di Conte per un terzo mandato. Anche le guerre intestine dentro il M5s, pro e contro Conte, sono un mistero da servizi segreti.

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