Il ministro evoca i complotti per coprire tutti i suoi flop

La Azzolina su "Repubblica" accusa Cgil, Cisl e Uil di remare contro. S'infuria anche il Pd: i ritardi sono suoi

Il ministro evoca i complotti per coprire tutti i suoi flop

La resistenza al cambiamento. Il sessismo che offende le donne. Le unghie, il rossetto e i sindacati che «remano contro». Tutto e il contrario di tutto in una cascata di luoghi comuni. Dopo aver attaccato i presidi e i Comuni che non collaboravano, ora Lucia Azzolina se la prende con i sindacati. Colpa loro, par di capire, se le scuole, a pochi giorni dalla riapertura, nuotano ancora nel mare dell'incertezza. Il ministro dell'Istruzione, già in grande difficoltà, attacca i «sabotatori» in un'intervista a Repubblica che forse vorrebbe rassicurare gli otto milioni di ragazzi prossimi al rientro in classe, ma mostra invece tutta la debolezza dell'azione sin qui compiuta.

C'è la questione, surreale, del metro. Dovrebbe essere la distanza di sicurezza fra i banchi, ma nelle scorse settimane abbiamo scoperto con sorpresa che, quando non si può fare di meglio, si può ragionare in centimetri. Pazienza, ci si metterà la mascherina. Una figuraccia per il governo, ma Azzolina non fa una piega e distribuisce con disinvoltura souvenir, stereotipi, frasi fatte: «La disinformazione è capillare e temo strumentale a seminare incertezze e paure».

Siamo dalle parti del solito complotto, mancano i poteri forti, ma ci sono i sindacati: «Ciò che non è ammissibile sono atteggiamenti che mirano a conservare potere e rendite di posizione nell'interesse non di tutti ma di alcuni».

Segue un'accusa facile facile: le sigle della scuola vorrebbero «stabilizzare i precari». «Parla proprio lei - risponde Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera - che sta creando nuovo precariato. Ma attaccare Azzolina è fin troppo facile, è il governo che dovrebbe spiegare perché non ha ancora fatto quel che si doveva fare. Cominciando dai patti educativi con le scuole paritarie: sarebbero serviti per recuperare centinaia di aule che oggi purtroppo non ci sono, mettendo così a repentaglio la didattica».

Manuela Gissi, segretario della Cisl scuola, paragona addirittura Azzolina a Schettino: «Non faccia come il comandante della Concordia. Parli di meno e remi di più». E Francesco Sinopoli, di Cgil scuola, è altrettanto tranchant: «Assistiamo a una reazione scomposta del ministro che si costruisce un ruolo di vittima sacrificale».

In effetti, davanti al diluvio delle critiche e alla voci di una sua sostituzione, che dice Azzolina? «Non me ne occupo, glielo assicuro. Solo, vedo delle foto. Sono sempre donne, le rimpastabili? O sbaglio?».

E ancora: «Quando parlano del rossetto e delle unghie, penso che viviamo in una società profondamente sessista».

Almeno 400mila studenti non hanno una sede adeguata e i presidi sono sul piede di guerra perché non è stato chiarito il nodo della responsabilità in caso di contagio. I temi irrisolti sono ancora tanti e in una situazione obiettivamente difficile e complessa ci vorrebbe maggior lucidità. Anche perché con l'aumento dei contagi, c'è davvero il pericolo che le scuole non ripartano. Ma lei ipotizza che «sia in atto un sabotaggio da parte di chi non vuole che ripartano».

Trame oscure, dietrologia, teorie cospiratorie. Il meglio della retorica grillina. E Matteo Salvini dal Meeting di Rimini riassume così: «Sono molto preoccupato come genitore. Non ho ancora capito a che ora devo mandare mia figlia a scuola, a che ora la devo andare a riprendere, dove mangia e con quanti compagni di classe, quanti insegnanti avrà, se fa ginnastica e se fa lezione al cinema o al bed and breakfast. Un ministro talmente incapace è una sciagura per la scuola italiana».

Ma le bordate partono a che da sinistra.

«Il governo dovrebbe perseguire il massimo di condivisione - afferma Francesco Verducci, Pd, vicepresidente della Commissione cultura del Senato - qui invece si soffia sul fuoco della tensione sociale. Mancano troppe certezze sulla riapertura e questa responsabilità è anzitutto del ritardo del ministero».

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