La moda vede i fantasmi e li veste da donne che non hanno regole

Gucci di tutto e di più (con eleganza). I colori sensuali di Alberta Ferretti, Cavalli le fa gipset

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«È l'affresco di un'illusione» dice Alessandro Michele subito dopo aver fatto sfilare la collezione Gucci Donna per l'estate 2017 sulla voce della cantautrice inglese Florence Welch che recita i Canti dell'innocenza e dell'esperienza di William Blake con un sottofondo di frammenti sonori tra cui si riconosce il rintocco delle campane a morto. Visto che in passerella c'è pure un vestito che al posto della cintura ha un nastro nero da corona con tanto di scritta «Forever Hollywood Cemetery», viene spontaneo chiedere se dietro a queste immagini fantasmagoriche non ci siano dei veri fantasmi. «Niente di dark e raccapricciante» risponde il pluripremiato direttore creativo della griffe raccontando di essere stato a un party organizzato da Linda Ramone (vedova di Johnny, voce del gruppo punk rock dei Ramones) nel cimitero di Hollywood. «È il posto più incredibile e glamorous in cui sia stato, tutto dipende dall'approccio che hai alle cose». Inutile dire che ha ragione e che uno dei segreti del suo successo sta nell'aprire le porte della percezione su tutti i fronti, dall'inclito al pop passando per la via maestra del sogno. Stavolta ci sono le scarpe dalla suola sopraelevata del '700 veneziano (nome tecnico «cioppine») immaginate però su una prostituta dell'epoca, colori e occhiali rutilanti degni di un giovane Elton John, la solita frase «accecato d'amore» scritta o ricamata in tutte le lingue perfino in rosso sul visone bianco, il decorativismo all'orientale e una marea di strepitosi accessori tra cui le super desiderabili borse con pateletta a zampa di tigre. In questa sontuosa confusione ci sono anche pezzi elegantissimi come la pelliccia gialla con due tigri intarsiate sul fondo, il completo pantalone, tunica e giacchina nera con bordo rosso di gros grain e un certo non so che di Peggy Guggenheim nelle proposte maschili al femminile. Dello stesso segno romantico, la collezione di Alberta Ferretti ha colori come verde petrolio e ametista su una sofisticata base di nero alleggerito da un sapiente uso di chiffon, ruche e pizzo chantilly. L'immagine per noi ha il profumo dell'estetica gipsy con cinture e camicie da uomo portate sulle gonne tzigane, le spalle scoperte da strategiche aperture nelle bluse, pantofoline ricamate e piccole bisacce di cuoio legate in vita. L'adorabile stilista dice di no e a noi tocca crederle anche se il gioco dei pantaloni maschili sotto ai più evanescenti vestiti femminili è proprio tipica di quel mondo sensuale e coraggioso che ha una sola regola chiamata libertà. Da Cavalli ci parlano invece di ricami indiani del Rajastan e di zoccoli norvegesi, di spirito pioneristico riassunto dai fiori Navajo che chissà perché somigliano ai fiocchi di neve, di un'immagine libertina e libertaria con i pantaloni a zampa d'elefante spaccati ai lati. Per noi c'è tutta l'estetica del gipset, ovvero gli zingari del jet set che prima o poi finiscono per vestire come i loro ricchi genitori che facevano gli hippy di lusso a Marrakesh. Fausto Puglisi parla di tutto fuorchè di moda pur avendo fatto una gran bella collezione così diversa dei suoi stilemi pur essendone la logica conseguenza.

C'è il colore, il lusso hollywoodiano, i decori del nostro sud, gli Anni '80 e la pelle in tutti i modi: non si può volere di più. Sarà mica colpa di Renzi che al pranzo inaugurale della Fashion Week ha detto: «Faremo molto e lo faremo insieme».

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