Molotov e bombe ai seggi, caos Russia

Blitz anti-regime, almeno 13 arresti. Putin vota online. "Raid ucraino sulle urne nel Kherson"

Molotov e bombe ai seggi, caos Russia
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A San Pietroburgo, una giovane donna arriva di corsa dalla strada all'esterno di un seggio elettorale, lancia una molotov sulle scale dell'ingresso, si accerta che le fiamme divampino, poi tenta un'impossibile fuga prima di essere subito arrestata. A Mosca, un'anziana appicca il fuoco a una grande urna contenente le schede, comincia a filmare la scena con un telefonino e viene a sua volta arrestata. In diverse località di sette regioni della Russia, invece, protagonista dei casi di sabotaggio è la vernice verde, versata all'interno delle urne: quella stessa vernice che era stata usata per sfregiare il capo dell'opposizione reale a Vladimir Putin, Aleksei Navalny, e altri suoi collaboratori.

Putin ai seggi non si è fatto vedere ha votato online per se stesso. Ha chiamato a votare in massa (per lui, ovviamente: i suoi concorrenti sono figuranti addomesticati) allo scopo di dimostrare unità e patriottismo mentre la Russia è in guerra. Tutto è stato preordinato per ottenere il plebiscito preteso dal Capo (come lo chiamano i suoi fedeli del partito Russia Unita): pressioni di ogni genere sui cittadini, soprattutto sui giovani che sono i meno disposti ad allinearsi alle parole d'ordine del regime, perché votino e votino «bene»; opposizione perseguitata e i suoi candidati esclusi dal voto; minacce aperte a chi vorrà seguire l'invito dei navalniani a esprimere comunque opposizione. Eppure c'è una Russia che dice no, una Russia che resiste. Almeno 13 gli arresti alle urne. Quei disperati gesti isolati (probabilmente ben più numerosi, ma occultati) in un Paese sterminato chiamato a dire un sì obbligatorio al Capo che l'ha trascinato in una guerra d'aggressione, sono gesti eroici. Perché quelle persone miti che hanno agito per lanciare un segnale sapevano benissimo ciò che rischiavano: violenza poliziesca, processo e cinque anni di galera (e viene da ridere amaramente, pensando a certi «eroi» nostrani che compiono gesti vandalici in nome di cause à-la-page ben sapendo di non rischiare niente di serio).

Questi gesti eroici vengono compiuti nella consapevolezza che il regime li teme perché ha paura del suo popolo. Infatti, il Cremlino non ha nemmeno avuto il coraggio di denunciarli come forma di genuina opposizione: ha preferito calunniare i suoi autori dicendo che erano stati pagati da qualcuno (parola della sinistra responsabile della Commissione Elettorale Centrale Ella Pamfilova, la stessa che ha dichiarato inammissibili le candidature presidenziali degli oppositori Ekaterina Duntsova e Boris Nadezhdin). Quel qualcuno, secondo la propaganda ufficiale, sono le forze nemiche della Russia: l'«Occidente collettivo» che aiuta Kiev a difendersi e la stessa Ucraina «nazificata» le cui forze armate ieri avrebbero colpito con l'artiglieria due seggi nella parte occupata dai russi della provincia ucraina di Kherson, ferendo alcune persone.

Già, perché gli ucraini residenti nelle regioni occupate non solo sono chiamati a votare per Putin, ma vengono «invitati» a farlo con il fucile puntato, casa per casa. Come è successo, tra i tanti, a una signora di 92 anni della città di Severodonetsk, che si è ritrovata in casa un soldato armato col volto coperto e una funzionaria che le ha messo le schede in mano: seggio volante, voto immediato indovinate per chi? Ai russi, sotto questo profilo, va un po' meglio: subiscono pressioni più subdole. Capufficio che «invitano» i sottoposti a «votare bene», presidi e insegnanti che fanno capire agli studenti che chi non voterà incontrerà ostacoli sul percorso di studio, ma anche lotterie con premi allettanti ai seggi elettorali. I giovani sono il bersaglio preferito della propaganda di Putin, che ha investito miliardi di rubli in questi anni per conquistarli alla sua causa con scarso risultato. I suoi elettori sono soprattutto provinciali di mezza età e pensionati, mentre i ragazzi delle città preferivano Navalny.

Domani a mezzogiorno vedremo quanti di loro correranno il rischio di rovinarsi la vita pur di manifestare il loro no a Putin, presentandosi tutti insieme ai seggi a quell'ora simbolica, come Navalny aveva chiesto prima di essere fatto fuori in un carcere siberiano. Saranno gesti eroici anche quelli, inutili solo in apparenza.

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