Il Piemonte sferzato dal maltempo, i collegamenti bloccati, il rischio paralisi al confine Italia-Francia. Piogge torrenziali, 200 millimetri in 24 ore, e una cascata di rocce sulla valle francese della Maurienne, in Savoia, hanno interrotto le strade. Vigili del fuoco, Carabinieri e tecnici della Provincia di Cuneo hanno soccorso automobilisti bloccati sui tornanti della Maddalena e del Colle dell'Agnello, dove si sono visti oltre 20 centimetri di neve.
Le condizioni meteo e i danni costringono a limitare il traffico del tunnel del Frejus (nella continuazione della A32 Torino-Bardonecchia) anche dal lato italiano. Chiuso il tratto ferroviario e stop ai mezzi pesanti, il tunnel da ieri è vietato in entrambe le direzioni a tutti i veicoli con un peso superiore a 3,5 tonnellate. Con il rischio di pesanti conseguenze economiche in concomitanza con l'imminente chiusura programmata per i lavori del traforo del Monte Bianco, su cui arriva l'allarme di Confindustria della Valle D'Aosta. Senza contare i disagi per il traffico: ieri il tempo d'attesa per attraversare il traforo era di tre ore, rispetto alla normale mezz'ora.
Ferma, dunque, la linea ferroviaria internazionale tra Italia e Francia, cancellati tutti i treni ad alta velocità tra Parigi e Milano. Si stima di riaprire la tratta entro qualche giorno, ma non ci sono certezze e lo stop potrebbe anche arrivare a una settimana, visto che la società ferroviaria francese Sncf non è ancora stata autorizzata a recarsi sul versante ancora a rischio distacco. «Appena sarà fatta la diagnosi geologica inizieranno i lavori in emergenza di ripristino e sgombero delle rocce e dei fanghi» fa sapere Paolo Foietta, presidente della commissione intergovernativa Italia-Francia per il collegamento ferroviario Torino-Lione. «Considero assolutamente preoccupante la situazione creata dalle frane della Maurienne con il conseguente blocco dei tunnels del Frejus e la chiusura prevista del tunnel del Monte Bianco - continua Foietta - Una fragilità che sarà superata solo con il nuovo tunnel di base (della Tav Torino-Lione, ndr) che ci metterebbe al sicuro da tali tipi di eventi sia in Alta Val di Susa che in Maurienne».
Le chiusure temporanee del Frejus infatti si incrociano con quella programmata per i lavori del traforo del Monte Bianco, dal 4 settembre al 18 dicembre, per il rifacimento di due porzioni di volta, sia dal lato italiano che francese. Il gruppo europeo di interesse economico del traforo del Monte Bianco (Geie-Tmb), che gestisce il tunnel spiega di essere «in attesa che la concessionaria francese del traforo del Fréjus interessata dalla frana concluda le proprie valutazioni in merito ai tempi della riapertura, per poi trarre le nostre conclusioni. Al momento non sono state assunte decisioni e non abbiamo variato i nostri programmi». Il timore è per l'impatto della chiusura ai mezzi pesanti. La speranza è che la galleria tra Bardonecchia e Modane possa riaprire prima di lunedì prossimo per riassorbire il traffico dei tir, in modo da non dover rischiare di modificare la road map per il rifacimento della volta del Monte Bianco. Per i lavori è prevista la chiusura di 3-4 mesi all'anno fino al 2041, in alternativa uno stop totale per tre anni. Si tratta di 11,6 chilometri: per seicento metri di lavori l'anno, 18 anni di chiusure autunnali. A lanciare l'allarme è Confindustria Valle d'Aosta su Repubblica: «Stiamo parlando di 72 mesi complessivi: l'equivalente di 6 anni di chiusura spalmati su 18». Si stima un impatto sul Pil negativo, di un meno 9,8%, secondo il rapporto dell'Osservatorio territoriale delle infrastrutture.
Preoccupata anche Federalberghi: «Tutte le attività da Aosta a Courmayeur sono direttamente colpite, parliamo del 30-40% del sistema ricettivo valdostano. Qui in molti hanno deciso di chiudere in questo periodo, perché senza il traforo tenere aperto vorrebbe dire non pagarsi le spese».
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