"La barberia di Montecitorio deve chiudere". Sembra di sentirli ancora, manifestanti nelle piazze d'Italia, i grillini della prima ora. Quelli che non pochi commentatori usavano definire i puristi della politica. Poi sono arrivati l'ingresso in Parlamento e, qualche anno dopo, la maggioranza parlamentare e l'incarico di governare il Belpaese. Che fine ha fatto la barberia della Camera dei deputati? É stata chiusa? Neppure per sogno.
Anzi, stando a quanto riportato sul Messaggero, gli esponenti pentastellati usufruirebbero volentieri del servizio messo loro a disposizione. Quello che avrebbero voluto aprire al pubblico esterno ai lavori parlamentari. Tanto il leader della sinistra a cinque stelle quanto il vice del professor Conte sarebbero divenuti clienti della barberia: "Non rinuncia al taglio di capelli dei figaro della Camera, infatti, il presidente dell'Assemblea Roberto Fico - si legge sul quotidiano citato -, ma anche il vicepremier Luigi Di Maio, fissato per la rasatura quasi militare, mai zazzera e sempre viso pulito, spesso con macchinetta per fare più veloce e a portata di seduta". Insomma, qualcuno avrebbe predicato in un senso, ma razzolato in modo contrario.
Pure i cosiddetti peones del MoVimento non disdegnerebbero affatto una sistematina tra una discussione e l'altra. I prezzi? Quelli previsti dalle tariffe degli artigiani operanti all'interno della provincia romana: quindici euro il taglio, otto per lo shampoo, medesimo costo per la barba. Le deputate, per una messa in piega più shampoo, pagano 18euro.
Siamo nella media e c'è una reale attenzione al garantire le pari opportunità. Qualche taglio, a dire il vero, è stato operato, ma nel 2016 e non dai barbieri. "Merito" della scorsa legislatura: i lavoratori, da sette, divennero quattro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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