Moody's ha confermato il rating dell'Italia a «Baa3», l'ultimo gradino dell'investment grade. Ma la vera notizia è che l'outlook, cioè le prospettive future del giudizio, è stato migliorato da negativo a stabile. E proprio da quest'ultima revisione bisogna partire nell'analisi. Il nostro Paese dovrebbe conservare la sua valutazione in quanto «le prospettive economiche di breve termine sono sostenute sia dagli investimenti connessi al Pnrr che dal miglioramento del settore bancario (ieri lodato anche da Standard & Poor's; ndr)». I rischi di una crisi determinata da un'eventuale difficoltà di accesso alle forniture «sono diminuiti» sia per l'inverno relativamente mite dello scorso anno che per la diversificazione degli approvvigionamenti.
Positivo anche il giudizio sulla politica di bilancio. L'agenzia di rating stima un deficit/Pil al 4,4% nel 2024 contro il 4,3% della Nadef e vede «qualche rischio connesso al mantenimento della traiettoria prevista», in particolare per i costi della riforma fiscale. Ma il debito/Pil è visto sostanzialmente stabile attorno al 140% nel triennio così come nelle previsioni della Nadef. E Moody's non ha incluso i proventi da privatizzazioni che potrebbero determinare un lieve miglioramento rispetto allo scenario base. Tuttavia, poiché «il differenziale fra la crescita nominale e i tassi di interesse tornerà negativo nel 2025», l'Italia dovrà conseguire «un surplus primario per stabilizzare il debito».
Soddisfatto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. «È una conferma che, seppure tra tante difficoltà, stiamo operando bene per il futuro dell'Italia», ha commentato evidenziando che «alla luce del giudizio espresso da Moody's e dalle altre agenzie di rating, ci auguriamo che le prudenti, responsabili e serie politiche di bilancio del governo, pur nelle legittime critiche di un sistema democratico, siano confermate anche dal Parlamento». Visti i giudizi positivi degli addetti ai lavori e vista la necessità di avere l'approvazione della Commissione Ue martedì prossimo, il ministro ha ripetuto l'invito a spegnere i fervori emendativi della maggioranza.
Piazza Affari si aspettava buone notizie. Lo spread, il differenziale di rendimento tra i Btp decennali e gli omologhi Bund tedeschi, è rimasto invariato a quota 176. L'indice Ftse Mib ha guadagnato lo 0,8 per cento.
Ma sul fronte dei tassi non arrivano buone notizie da Francoforte. «Per attenuare la frammentazione - ha spiegato la presidente Bce Lagarde - occorre accelerare sul mercato unico dei capitali che consentirebbe alle entità private di promuovere investimenti ad alta crescita» come quelli nella transizione green.
La Bce, quindi, spera di evitare la costituzione di nuovi fondi comunitari come NextGenEu. Il presidente della Bundesbank tedesca, Joachim Nagel, invece, ha ribadito che tagliare «troppo presto» i tassi sarebbe poco saggio perché la guerra contro l'inflazione non è ancora vinta.
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