Morti di Covid al Trivulzio. I pm: "Non ci sono stati reati"

Chiesta l'archiviazione per i decessi nella Rsa: dati nella media e assistenza adeguata. La Regione fu demonizzata

Morti di Covid al Trivulzio. I pm: "Non ci sono stati reati"

È venuto il giorno, il giorno dell'archiviazione. A un anno e mezzo di distanza dall'avvio della gogna giustizialista, a Milano è il momento della chiarezza: quel che è successo al Pio Albergo Trivulzio nel corso della prima ondata Covid è una vicenda dolorosa sì, ma non è materia criminale, e non c'è bisogno neanche del processo per stabilirlo.

Sono stati i pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, ieri, a chiedere l'archiviazione dell'inchiesta sulle morti dei pazienti nelle prime settimane di pandemia, avviata nell'aprile 2020 a carico del direttore generale Giuseppe Calicchio e della stessa Rsa. «Non è stata acquisita - si legge nelle conclusioni della richiesta d'archiviazione - alcuna evidenza di condotte colpose o comunque irregolari - causalmente rilevanti nei singoli decessi - in ordine alla assistenza prestata». Non solo, «neppure sono state accertate evidenze di carenze specifiche, diverse dalle criticità generali», insomma.

Il tema erano le misure protettive e il contenimento dei contagi, che in effetti sono divampati, in questa come nelle altre residenze sanitarie assistenziali italiane, ma a causa di una pandemia virulenta e improvvisa, e non per chissà quale malefatta. «Lo standard probatorio richiesto al riguardo - si legge ancora nella richiesta dei pm, coordinati dall'aggiunto Tiziana Siciliano - richiederebbe la dimostrazione precisa del nesso causale tra il singolo evento dannoso e una specifica condotta riprovevole: il che pare senz'altro da escludere sulle base delle evidenze acquisite». Nessun riscontro su «carenze di assistenza».

Non c'è esultanza oggi alla «Baggina», ma sollievo. La decisione degli inquirenti, da molti attesa, sconfessa infatti tutta una costruzione mediatico-politica che - a partire da un'iniziativa volta ad accertare eventuali responsabilità, e sulla base di un esposto - aveva creato un caso a tinte fosche, condito da insabbiamenti e «terrore», per poi passare direttamente a demonizzare l'intero sistema, guarda caso quello della Lombardia governata dal centrodestra.

Troppo forte in quel momento la tentazione dello scandalo. Irresistibile la suggestione che rimandava al Trivulzio del 1992, gran preludio di Tangentopoli. Troppo ghiotta l'occasione di tirare in ballo direttamente i «legami» dei manager sanitari con la politica, e in particolare con la «cerchia» del segretario leghista Matteo Salvini. Era il 4 aprile 2020 quando un articolo di Gad Lerner su Repubblica denunciava a tutta pagina, in questi termini, «L'epidemia insabbiata», e all'indomani l'opinionista insinuava a un'Italia sconvolta dal dramma Covid il «dubbio» che le case di riposo «siano state trattate alla stregua di discariche umane». Il giorno stesso l'eurodeputato del Pd Pierfrancesco Majorino cavalcava il caso: «Strage nelle case di riposo, caos su tamponi e mascherine, lentezza sui test - profetizzava solenne - Non pensate di cavarvela in futuro con un'assoluzione in salsa lombarda».

Poi, di lì a poco, la verità sarebbe emersa. Dati simili in molte strutture, con l'Oms a spiegare come in tutta Europa la metà delle persone morte per Coronavirus fosse residente in case di cura.

Poi sarebbe arrivato l'orgoglio dei sanitari del Trivulzio e la gestione impeccabile affidata al virologo Fabrizio Pregliasco. In seguito sarebbe arrivata, insomma, l'evidenza della realtà. Ieri è arrivata anche l'archiviazione.

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