«Mettere fine al dominio dell'Occidente!». Dove abbiamo già sentito queste parole? Facile: sulla bocca di Khomeini o nel parlamento iraniano, che apre le sessioni invocando la morte del Grande Satana, cioè gli Stati Uniti, avanguardia dell'Occidente. Oppure, più recentemente, nei video di Osama Bin Laden e in quelli dei terroristi dell'Isis. Terrorismo sciita dell'Iran e quello sunnita che, storicamente rivali, negli ultimi tempi stanno facendo fronte comune. Alleati con chi? Con il capo della diplomazia che ha pronunciato queste parole, il ministro degli esteri di Putin, Lavrov. In un discorso di tre giorni fa alla Duma, egli ha sferrato l'attacco ideologicamente più violento e ha fissato gli obiettivi di questa guerra che, ha concluso Lavrov, non riguarda solo l'Ucraina ma la messa fuori gioco dell'Occidente. Ci troviamo quindi di fronte, con la vicenda ucraina, a uno scontro di civiltà nel vero senso della parola, e a decretarlo sono coloro che hanno iniziato la guerra, i russi. Una guerra in tal senso non molto diversa da quella che avevano sferrato Khomeini negli anni Ottanta, poi il terrorismo di Al Qaeda e quello dell'Isis: abbattere l'egemonia degli Stati Uniti e sostituire la democrazia liberale, fondata sulla libertà individuale, con una sorta di internazionale del dispotismo, che tiene assieme Mosca, Pechino e Teheran, ma che possiede le sue quinte colonne anche nella Ue (l'Ungheria di Orban) e nella Nato (la Turchia di Erdogan). Si tratta insomma, come abbiamo già scritto citando il filosofo Biagio De Giovanni, di una «guerra filosofica». Che non sarà tanto facile chiudere: e in ogni caso, anche risolta, e non si vede bene come, la crisi ucraina, i dati della minaccia per noi non cambieranno. Noi chi? Noi occidente, che vuol dire Stati Uniti ma vuol dire anche, e forse soprattutto, Europa. Quando qualcuno afferma che l'Europa sarebbe stata strattonata nella guerra dagli Stati Uniti, e sono tanti in Italia, il paese più antiamericano tra quelli che più debbono all'America, non sa autenticamente quel che dice. Una volta venuto meno il pilastro degli Stati Uniti, l'Europa, intendendo con questo anche il Regno Unito, non avrebbe la forza militare e politica di contrastare un blocco, quello cinese e russo, militarmente ma soprattutto (per la Cina) economicamente in grado di schiacciare i quattro staterelli della Ue, per di più divisi e litigiosi tra loro.
L'Europa oggi senza gli Usa non è più capace di combattere, ma anche quando lo è stata, per tre volte nel secolo scorso, cioè due guerre mondiali e la guerra fredda, ha sempre avuto bisogno degli Stati Uniti per salvarsi. E la posta in gioco di oggi non è molto diversa.
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