La mossa disperata dei pm: il boss che accusa il Cavaliere

Al processo sulla trattativa Stato-mafia le intercettazioni di Graviano sulle stragi: «Berlusca mi chiese la cortesia...»

La mossa disperata dei pm: il boss che accusa il Cavaliere

Il processo sulla trattativa Stato-mafia vacilla? La sentenza che ha assolto definitivamente due giorni fa in Cassazione il generale Mario Mori gli assesta un colpo quasi mortale? Et voilà, ecco il diversivo: oltre 5mila pagine fresche fresche, di accuse nuove di zecca ma pure vecchie, appena depositate agli atti del processo clou della procura di Palermo, quello sulla trattativa dello Stato coi boss al tempo delle stragi, guidato dal pm Nino Di Matteo. Accuse nuove ma pure vecchie che arrivano per bocca di un boss di spicco, Giuseppe Graviano, detenuto al 41 bis e intercettato in carcere per oltre un anno. E di chi può parlare Graviano se non di Silvio Berlusconi? E giù le accuse, nuove ma con un tocco di déjà vu: il Cavaliere e le stragi del '92/'93 (due volte indagato e due volte archiviato, ma ritentare non nuoce), Berlusconi e i rapporti con lui (Ghedini nega e minaccia querele). E poi, anche se il Cavaliere con questo non c'entra, le stragi del '93, il tentato golpe del 27 luglio del '93, il 41 bis revocato a 300 mafiosi. Un film già visto ma raccontato da una voce inedita. Una trama già nota in gran parte ma che è collaudata, l'effetto mediatico è sicuro.

Fanno quadrato i pm di Palermo. E all'indomani dell'assoluzione di Mori ricorrono a una mossa che sembra disperata. Il boss, Giuseppe Graviano, è più che blasonato. E parla a ruota libera con un detenuto per camorra, Umberto Adinolfi. Per 14 mesi, da febbraio del 2016 ad aprile scorso. Le carte, oltre 5mila pagine, sono state depositate ieri. I pm hanno provato a interrogare Graviano il 28 marzo scorso, ma lui si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Parla senza freni, Graviano. Di tutto. Persino di vicende private tipo il concepimento del figlio. Con la fecondazione assistita, raccontava sinora la sua biografia. «Io e mia moglie dormivamo in cella insieme, tremavo...», dice invece ora all'amico, vantandosi di avere fatto un figlio al 41 bis.

Straparla, Graviano. Eccoli i passaggi cruciali. A cominciare da quello che i pm ritengono sia un riferimento alle stragi del '93, tanto da aver trasmesso gli atti a Caltanissetta: «Berlusca mi ha chiesto questa cortesia...per questo è stata l'urgenza di... Nel '92 già voleva, acchianavu (sono salito, ndr)...ero convinto che Berlusconi vincecva le elezioni in Sicilia». Ce l'ha con Berlusconi, Graviano. Lo definisce «traditore». E minaccia: «Al signor Crasto (montone, nel dialetto palermitano è un sinonimo di cornuto, ndr) gli faccio fare la mala vecchiaia. Trenta anni fa mi sono seduto con te... Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi arrestano e tu cominci a pugnalarmi». Altro passaggio. Non cita Berlusconi, ma per Di Matteo&C parla del Cavaliere: «Tu lo sai che mi sono fatto 24 anni, ho la famiglia distrutta. Alle buttane glieli dà i soldi ogni mese. Io ti ho aspettato sino adesso e tu mi stai facendo morire in galera». Ce n'è anche per Marcello Dell'Utri: «Lui se non avesse ... modificato alcune leggi brutte che c'erano, Dell'Utri non si troverebbe in galera, siccome lo ha dovuto fare per tenere alcune persone in carcere, mi sono spiegato?».

Il difensore di Berlusconi, l'avvocato Niccolò Ghedini, smentisce tutto e minaccia querele: «Mai nessun contatto né diretto né indiretto del presidente Berlusconi col signor Graviano».

E annota, ricordando che le indagini su Berlusconi e le stragi del '92 si sono sempre chiuse con l'archiviazione: «È comunque doveroso osservare come ogni qual volta il presidente Berlusconi sia particolarmente impegnato in momenti delicati della vita politica italiana e ancor più quando si sia nella imminenza di scadenze elettorali appaiano nei suoi confronti notizie infamanti che a distanza di tempo si rivelano puntualmente infondate e inesistenti ma nel frattempo raggiungono lo scopo voluto».

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