Settant'anni con le notizie nelle vene. Settant'anni da grande vecchio dell'informazione, editore che ha contribuito a fare e disfare governi, sostenitore del thatcherismo, decisivo nell'ascesa di Tony Blair e David Cameron nel Regno Unito, salito in ritardo sul carro di Donald Trump negli Stati Uniti, salvo poi esaltarlo con la sua tv filo-Donald, la Fox, e infine scaricarlo di nuovo, almeno privatamente.
Dopo sette decenni da re dell'editoria mondiale, Rupert Murdoch, 92 anni, lascia al figlio Lachlan, 52, le redini delle sue aziende, la presidenza di News Corporation e Fox Corporation, di cui «lo Squalo» Rupert diventerà «presidente emerito», dall'alto di un patrimonio personale di oltre 8 miliardi di dollari (Bloomberg), cifra che secondo Forbes supera i 17 miliardi, se si considera l'intero colosso di famiglia.
«Per tutta la mia vita professionale mi sono occupato quotidianamente di novità e idee e questo non cambierà. Ma è giunto il momento per me di assumere ruoli diversi», ha scritto nella lettera di saluti ai dipendenti, ricordando che le aziende sono «in ottima salute, come lo sono io» e dicendosi «pronto a esserci per partecipare alle sfide del futuro». Rupert lascia ma resta, insomma. Come succede a chi ha dedicato l'intera vita al lavoro e proprio non ce la fa a uscire del tutto di scena. «Nel mio nuovo ruolo, posso garantirvi che sarò coinvolto ogni giorno nel concorso di idee (...) E che mi vedrete in ufficio fino al venerdì sera».
Di acqua sotto i ponti ne è passata da quando, nel 1952, il padre di Rupert morì e lui - nato a Melbourne, Australia, nel 1931 - subentrò nella proprietà del tabloid australiano The News, scintilla che accese la sua passione-ossessione per la carta stampata e i media. Da allora è stata una scalata senza sosta, che lo ha portato a detenere un impero senza confini e a diventare nel frattempo cittadino americano (1985): proprietario dei londinesi The Times e The Sun, degli statunitensi New York Post e Wall Street Journal, pioniere della tv via satellite con Sky, poi abbandonata nel 2018, re degli studios con l'acquisto della 21 Century Fox (lasciata nel 2019) e «padre» di Fox, il network che in sei anni, dal 1996 a inizio anni Duemila, è riuscito a spodestare colossi come Cnn e Msnbc.
Non sono mancati gli scivoloni. Il più grande: la chiusura del tabloid inglese News of the World dopo 176 anni di attività, a causa dello scandalo sulle intercettazioni illegali. L'ultimo smacco è arrivato 5 mesi fa, quando la Fox ha dovuto sborsare 787 milioni per diffamazione contro la società di apparecchiature elettorali Dominion. Eppure l'impero di famiglia regge, eccome. Non a caso Rupert lascia la guida al figlio Lachlan, terzo di sei, nato dalle sue seconde nozze (su un totale di quattro matrimoni), e che Murdoch senior definisce un «leader appassionato e di principio».
«Né l'eccessivo orgoglio né la falsa umiltà sono qualità ammirevoli, ma sono veramente orgoglioso di quello che abbiamo raggiunto collettivamente in questi decenni», ha continuato Rupert nella sua lettera, ricordando come il padre credesse «fermamente nella libertà» e come suo figlio sia «devoto alla causa».
Poi l'affondo: «La maggior parte dei media è in combutta con le élite, spacciando narrazioni politiche invece di perseguire la verità», attacca Rupert, sorvolando sul ruolo che lui stesso ha giocato nella partita. È un testamento e un avvertimento. Lo Squalo fa un passo indietro ma vuole ancora sbranare la politica.
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