Musk accusato di volersi fare lo spot, i soccorritori: "Grazie, ma non servi"

L'inventore Usa aveva offerto un sommergibile per i salvataggi

Musk accusato di volersi fare lo spot, i soccorritori: "Grazie, ma non servi"

Navy Seals thailandesi, sommozzatori e speleologi britannici con maschere speciali svedesi, medico australiano, perfino il supporto morale di un monaco. Il salvataggio dei 12 ragazzini e del loro allenatore è stato un fantastico lavoro d'equipe globale e sono tanti quelli a cui va detto «thank you», a cominciare ovviamente dal povero incursore a riposo che nel fango della grotta ci ha lasciato le penne. Tra questi, però, non c'è Elon Musk. «Tante grazie ma il tuo mini sommergibile non ci serve» - gli ha fatto sapere il capo dei soccorritori Narongsak Osatanakorn -, la tecnologia è buona e sofisticata ma non è pratica per questa missione».

L'Archimede Pitagorico sudafricano aveva offerto i servigi dei suoi ingegneri, che a Los Angeles stanno sperimentando un nuovo sistema di tunnel sotterranei e sono dotati di macchine innovative per bucare il suolo. Ha fatto costruire a tempo di record la capsula, a misura di bambino, utilizzando come scafo il tubo di un razzo spaziale. E all'inizio aveva anche progettato di inserire nella grotta un tubo di nylon e di gonfiarlo per creare una sorta di tunnel d'aria.

La solita grandinata di idee in perfetto stile Musk, che passando dalle auto elettriche alla colonizzazione di Marte, dalle biotecnologie al trasporto ad alta velocità e ad altre imprese a volte geniali e a volte folli ha messo insieme 20 miliardi di patrimonio. Spesso cogliendo l'attimo, come ha provato a fare anche stavolta.

Ma qui oltre al mondo intero collegato in diretta c'erano 13 giovani vite appese a un filo. Il confine tra generosità e sciacallaggio era veramente sottile, e infatti molti ora lo accusano di aver sfruttato la situazione per confezionare un maxi spot a costo zero sulla pelle dei piccoli «Cinghiali».

Affascinante l'idea del mini sommergibile, per carità. Bella pensata pure il tunnel d'aria. Ma con l'ossigeno che diminuiva sempre di più e il monsone che aveva ricominciato a vomitare acqua nelle viscere di Tham Luang piombare lì in quel modo, vantandosi urbi et orbi di avere la soluzione in tasca, ha rischiato di far perdere tempo prezioso intralciando una macchina dei soccorsi che si era organizzata benissimo anche senza di lui.

Il vulcanico Elon s'è mosso come il classico elefante nella cristalleria, ha scavalcato Narongsak (il governatore della provincia di Chiang Rai che coordinava i soccorsi) mettendone in dubbio la competenza, ha cercato una sponda nel capo dei sommozzatori britannici Dick Stanton sostenendo che fosse lui il vero esperto. Ha sgomitato, ha fatto casino, si è messo ancora una volta al centro dell'attenzione ma a conti fatti non ha dato nessun aiuto concreto.

Alla fine la situazione l'hanno risolta gli altri, quelli che nella grotta ci sono rimasti a mollo per ore riportando indietro i ragazzini uno per uno, e quegli altri

che da fuori li hanno guidati prendendo le decisioni giuste al momento giusto. Senza niente da pubblicizzare e niente da guadagnare, solo per senso di responsabilità e umanità. Gli eroi, in quanto tali, sono disinteressati.

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