Sarà l'ex premier olandese Mark Rutte il successore di Jens Stoltenberg alla guida della Nato, dopo il passo indietro del presidente rumeno Klaus Iohannis, che ha assicurato il suo appoggio. Significa che verosimilmente nel prossimo vertice americano del 9 luglio potrebbe esserci già un, seppur informale, passaggio di consegne che è in programma invece come da protocollo il 2 ottobre, quando scadrà la proroga dell'ex premier norvegese.
Liberale da sempre, Rutte si è caratterizzato come guida del Vvd olandese sin dal 2006. Premier dal 2010, si è guadagnato il soprannome di «teflon», perché si fa scivolare tutte le critiche addosso e per questo è stato il secondo leader europeo più longevo dopo Angela Merkel: un politico navigato e capace di interpretare cambiamenti e nuovi attori.
Un ex falco, che non mai risparmiato bacchettate all'Italia, ma che oggi è tra i principali interlocutori di Giorgia Meloni, con cui il rapporto è ottimo, come dimostra il viaggio strutturato in Tunisia del «Team Europe», alla presenza proprio del premier olandese, del numero uno della Commissione europea Ursula Von der Leyen e del premier italiano. In quell'occasione venne siglato, anche grazie alla spinta di Palazzo Chigi, il pacchetto di aiuti da 255 milioni di euro per lo Stato nordafricano e per la gestione dei flussi migratori e la presenza dei tre leader conferì a quel viaggio un significato diverso.
Pochi giorni fa, dopo il G7, Rutte è stato anche presente in Svizzera al summit per la pace in Ucraina, promettendo che i Paesi Bassi «continueranno a sostenere l'Ucraina in ogni modo possibile, per tutto il tempo necessario e con tutto il sostegno necessario». Lo scorso febbraio si fece portavoce di un appello ai tutti i Paesi Ue: «Pensiamo alla nostra difesa, non a chi siede alla Casa Bianca». Erano i giorni della Conferenza di Monaco e propose di smettere di lamentarsi di Trump e di concentrarsi invece nell'incrementare la produzione e la spesa per i sistemi di difesa «perché è nel nostro interesse».
Non solo interprete della cosiddetta austerità, ma capace di farsi mediatore nei momenti topici: lo ha fatto con l'allora presidente americano Donald Trump quando la sua amministrazione si trovò in fibrillazione con l'Ue e l'olandese ebbe per lui parole non di rupture: «Mi piace questo tizio!», disse. Circostanza che, in caso di ritorno del tycoon alla Casa Bianca, potrà essere utile alla stessa Nato per una forma di interlocuzione produttiva e non conflittuale.
Ma proprio nelle stesse ore in cui filtrava la decisione dei 32 sul successore di Stoltenberg, Vladimir Putin impegnato in un tour asiatico non ha fatto mancare il suo pensiero sull'occidente, con tre messaggi chirurgici. Primo, Mosca non esclude di fornire armi ad altri Paesi come reazione alla consegna di armi occidentali all'Ucraina: «Coloro che forniscono queste armi credono di non essere in guerra con noi, ma ci riserviamo il diritto di fornire armi in altre regioni».
Secondo, verrà abbassata la soglia per uso armi nucleari: «Non abbiamo bisogno di un attacco preventivo, perché l'avversario verrebbe sicuramente distrutto in un contatto», annunciando una revisione della dottrina nucleare.
E terzo: la Nato si sta già spostando verso l'Asia e che «ciò, ovviamente, crea una minaccia per tutti i Paesi della regione, inclusa la Federazione Russa, siamo obbligati a reagire e lo faremo».Appunti di lavoro per il neo segretario dell'alleanza.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.