C'è chi al supermercato ruba una saponetta, si fa beccare e viene denunciato. E c'è chi nello stesso supermercato ruba decine e decine di milioni proseguendo indisturbato per anni, accumulando tesori per sé e per la ditta. E solo una «dritta» proveniente dalla Svezia ha fatto sì che prima l'Agenzia delle Entrate e poi la Guardia di finanza andassero a mettere il naso negli affari di due colossi della grande distribuzione, Auchan e Gs, e di altri marchi di secondo piano.
Quel che è venuto fuori è un giro colossale di imbrogli ai danni del fisco. Per anni i manager delle aziende hanno scovato nel labirinto delle leggi europee il grimaldello per frodare le imposte dirette. Tonnellate di merce venivano cedute e ricomprate senza mai uscire dai magazzini. Un miliardo e ottocento milioni l'importo dell'imbroglio. E quando nei colossi arrivano nuovi padroni, hanno scoperto cosa accadeva e hanno licenziato in tronco i manager, ma si sono ben guardati dal denunciarli alla Procura della Repubblica. Solo dopo essere stati incriminati dai pm milanesi i gruppi hanno deciso di collaborare alle indagini. Ingente il «bottino» che l'inchiesta ha portato nelle casse dello Stato, ieri vengono confiscati 260 milioni di euro in contanti.
Il dettaglio che Auchan avesse una intera divisione chiamata ufficialmente «Acquisti speculativi» forse poteva mettere in sospetto. Ma è servito l'allarme arrivato dalla Svezia, dove era stato scoperto un sistema analogo che ruotava a società con sede legale in Polonia, ma controllate tutte da italiani. Da lì i segugi delle Entrate hanno iniziato a scavare, poi sono partite le intercettazioni ambientali, gli interrogatori, le prime ammissioni. Si scopre che la fantasia dei furbetti dell'Iva era quasi illimitata: nel ordinanza eseguita ieri per tredici persone (messe ai domiciliari o interdetti dalle cariche) emergono brand famosi, ignari e incolpevoli di essere stati utilizzati per frodare il fisco. Dagli elastici di Peppa Pig alle saponette Dove a una celebre pasta per dentiere: l'importante è che fossero merci non deperibili, e che il loro andirivieni (fasullo) per l'Europa non potesse destare sospetti.
Diciotto dei numerosi indagati sono accusati anche di associazione per delinquere, in testa all'elenco l'ex capo degli «Acquisti speculativi» di Auchan Giampietro Raccagni, insieme a lui l'ex Cfo (ovvero direttore finanziario) del gruppo Franco Castagna. Il coinvolgimento di Gs mette invece nei guai tre top manager di Carreforur, il gruppo francese che ha acquisito il marchio italiano: sono indagati a piede libero Gerard Lavinay e Stéphane Coum, già amministratore delegato e direttore operativo, e il capo della filiale spagnola Eric Uzan.
Il movente, a quanto emerge dall'ordinanza di custodia firmata dal giudice Roberto Crepaldi, era duplice: da una parte si aumentavano fatturato e margini delle aziende, e si faceva così carriera; dall'altro alcuni dei manager coinvolti erano soci o titolari di fatto delle scatole vuote sparse per l'Europa, che producevano le fatture false indispensabili per simulare gli spostamenti della merce.
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