Lo scontro sulle nomine al vertice operativo di Cassa Depositi e Prestiti resta aperto. Mentre Lega e M5S discutono ancora su chi piazzare come ad e direttore generale, l'unico a tenere il punto è stato l'altro azionista (con il 16%), ovvero il patron dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, che ieri ha incassato il via libera unanime delle Fondazioni azioniste della Cassa alla scelta di Massimo Tononi come presidente e a quelle di Matteo Melley e Alessandra Ruzzu come consiglieri di amministrazione.
Guzzetti ha dunque trovato il suo «custode» della Cassa. Spingendo, si dice, per un eventuale ticket di Tononi con Dario Scannapieco (oggi alla Bei) al timone come ad. E la politica? «Stiamo per nominare il nuovo management di Cdp a breve, nel giro di settimane», ha detto ieri Di Maio quando in realtà ci sono solo pochi giorni di tempo. Se le Fondazioni e Mef non troveranno in queste ore l'accordo su un unico elenco che per statuto può essere portato direttamente sul tavolo dell'assemblea del 28 giugno, l'alternativa per prendere tempo sarebbe quella di lasciare aperta l'assemblea per approvare giovedì 28 solo il bilancio senza rinnovare i vertici. Sfruttando la legge che consente alle aziende a prevalente partecipazione pubblica una proroga che può durare fino a 45 giorni.
Le trattative sulla Cassa si sono intrecciate con quelle sul successore di Vincenzo La Via, di fatto scaduto ma non prorogato, alla direzione generale del Tesoro. I grillini vorrebbero Antonio Guglielmi, già capo degli analisti di Mediobanca a Londra, ma in corsa ci sarebbero anche Alessandro Rivera (a capo della direzione Banche e sistema finanziario del Mef) e Antonino Turicchi, ex dirigente di via XX settembre che ora siede nel cda di Mps.
Nel frattempo, al già confuso puzzle sulle poltrone si aggiungono altre tessere da incastrare sui binari di Tav e Fs. Il nuovo governo si prepara, infatti, a decidere quali grandi opere vedranno la luce e quali invece rimarranno nel cassetto. Il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, vuol «riesaminare in tempi brevi» il dossier della Tav Torino-Lione: la posizione rimane quella di «ridiscutere integralmente» il progetto visto anche che non c'è stato il previsto incremento dei traffici di merci che era il presupposto dell'opera, ha detto ieri Toninelli incassando subito il «massimo sostegno» da parte della viceministro all'economia (con passato da «no Tav») Laura Castelli. Sull'Alta Velocità, però, le posizioni dei due contraenti del patto di governo sono sempre state distanti soprattutto per le reazioni di una parte dell'elettorato del Carroccio, in particolare delle imprese venete favorevoli all'opera. Se, dunque, la Lega (soprattutto dopo che l'inchiesta sullo stadio della Roma che ha coinvolto il superconsulente dei grillini Luca Lanzalone) ha alzato il tiro sulle poltrone in Cdp, i 5 Stelle alzano il tiro sul campo dell'Alta Velocità. E mentre i pesi sulla bilancia continuano a cambiare, dentro la mischia sulle nomine da fare - e disfare - viene tirato anche l'ad (in quota renziana) delle Fs, Renato Mazzoncini, che a Perugia è stato rinviato a giudizio per truffa.
Il cda gli ha rinnovato la fiducia ma da statuto adesso occorre che sia l'assemblea dei soci a pronunciarsi riunendosi entro 60 giorni per confermare la permanenza in carica del manager. E a quel punto la palla sarà in mano al socio di controllo, ovvero il Tesoro.
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