"Nel suo locale un giro di coca". Arrestato lo chef amico di Micciché

Per gli inquirenti Villa Zito non era solo un ristorante, ma il punto di riferimento e di rifornimento per la Palermo bene che cercava cocaina

"Nel suo locale un giro di coca". Arrestato lo chef amico di Micciché
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Per gli inquirenti Villa Zito non era solo un ristorante, ma il punto di riferimento e di rifornimento per la Palermo bene che cercava cocaina. A gestire le ordinazioni fuori menu, secondo la procura, era il gestore e chef del locale affacciato sulla centralissima via Libertà, Mario Di Ferro, già fermato ad aprile scorso perché sorpreso dalla squadra mobile a vendere 3 grammi di droga al capo della segreteria tecnica della presidenza dell'Assemblea regionale siciliana, Giancarlo Migliorisi, poi licenziato per l'accaduto. Ma quell'episodio, innescato da un'intercettazione di un'altra indagine, era solo l'antipasto. E ieri Di Ferro è finito ai domiciliari per il secondo tempo della stessa inchiesta. È accusato di diversi episodi di spaccio di cocaina, droga che avrebbe venduto, come si legge nell'ordinanza del gip Antonella Consiglio, anche all'ex presidente Ars ed ex coordinatore azzurro in Sicilia Gianfranco Micciché.

Sono sei in tutto le persone raggiunte dalle misure cautelari: se lo chef è ai domiciliari, il gip ha imposto l'obbligo di firma per tre collaboratori del ristorante che Di Ferro avrebbe usato come «pusher», e ha mandato dietro le sbarre i due presunti fornitori dell'imprenditore, Gioacchino e Salvatore Salamone, già condannati per spaccio in un processo sul traffico di stupefacenti dei clan mafiosi del capoluogo.

Micciché, in quanto mero consumatore, non è indagato, ma l'inchiesta della procura riferisce dei suoi frequenti contatti con Di Ferro per concordare gli acquisti di coca, con intercettazioni dalle quali emergerebbero, tra novembre 2022 e aprile scorso, almeno una quindicina di cessioni dello stupefacente (per circa 40 dosi), seppur mascherate utilizzando un linguaggio in codice, e documenta con fotopedinamenti degli uomini della mobile anche le visite del politico, con tanto di sosta dell'auto blu guidata dall'autista dell'ex presidente Ars, immortalata fuori dai cancelli di Villa Zito e sotto casa dell'amico chef.

Micciché non nega la sua amicizia con Di Ferro, ma sostiene di non aver mai visto droga alle feste alle quali ha preso parte. E, in un comunicato, rispetto all'accusa di essere andato a comprare droga in auto blu e con i lampeggianti accesi, si difende «escludendo in maniera categorica» di essersi spostato «con lampeggiante acceso».

«Considero molto più importante essere stato onesto, non avere mai fatto male a nessuno, non avere mai rubato un centesimo», conclude il politico: «Poi ognuno di noi qualche errore nella vita lo ha fatto. L'importante è essere a posto con la propria coscienza e io lo sono».

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