«Un'idea ce la siamo fatta, ma attendiamo dei risultati per poi fare affermazioni con ragionevole sicurezza». Il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, che sta indagando sulla morte della dj 43enne Viviana Parisi, di origini torinesi, trapiantata da anni a Venetico, nel Messinese, e sulla scomparsa del figlio Gioele di 4 anni, mantiene ancora vive tutte le ipotesi, ovvero una caduta accidentale o malore da parte della donna, un suicidio o un omicidio, ma è certo che quanto le è accaduto verrà fuori prima dei 90 giorni richiesti per redigere la relazione dall'equipe medica che martedì ha effettuato l'esame autoptico all'ospedale Papardo di Messina. «Stiamo attendendo il risultato di esami particolati voluti dai medici dice il procuratore -. Poi avremo dati importanti per mano».
Viviana aveva delle fratture multiple sul bacino, sulle braccia, sulle gambe, ma, se l'avvocato Pietro Venuti, legale della famiglia di Daniele Mondello, marito di Viviana, ritiene che queste siano compatibili con una caduta dall'alto, pensando al suicidio, gli investigatori non lo escludono, ma ritengono plausibili anche altri scenari. Viviana, secondo il professor Stefano Vanin, uno dei più noti entomologi forensi d'Europa, incaricato dell'autopsia dalla procura di Patti con i medici dell'Università di Messina Elvira Spagnolo Ventura e Daniela Sapienza, è morta dove è stata ritrovata, ma le fratture potrebbero anche essere state causate da un corpo contundente, per cui non si esclude l'omicidio.
Si esclude invece che Viviana sia stata colpita da arma da fuoco o arma bianca, ma non si potrà sapere se è stata strangolata, viste le cattive condizioni del cadavere, decomposto e attaccato da animali selvatici.
Da martedì nell'impervia zona boschiva di Caronia, dove è stato rinvenuto il corpo, non lontano dal punto dell'A20 Messina-Palermo da cui Viviana si è inoltrata a piedi, sta operando un cane specializzato nella ricerca di resti umani. «Ce ne sono soltanto cinque in tutta Italia dice il procuratore -. Lo stiamo indirizzando verso determinate zone dopo avere percorso noi stessi a piedi il tragitto della Parisi con le stesse condizioni di luce e di temperatura, dall'autostrada al traliccio». Viviana, dunque, potrebbe avere ucciso il figlio, ma, se gli investigatori propendono per ritenere che Gioele fosse in quell'area con lei, resta ancora in piedi l'ipotesi che il piccolo possa essere stato lasciato prima. Ma a chi? O dove? Si stanno ricostruendo, a fatica, gli spostamenti di Viviana a Sant'Agata di Militello di quel maledetto 3 agosto, giorno della scomparsa. Qualche immagine di videocamera di sorveglianza, qualche testimonianza e le ricerche convergono anche nei circa 50 chilometri che vanno dal paesino messinese al luogo del ritrovamento. «Ogni giorno acquisiamo elementi in più su cosa ha fatto la Parisi a Sant'Agata di Militello dice il procuratore Cavallo . È un puzzle e lo stiamo componendo».
Secondo quest'altra ipotesi, dunque, Viviana potrebbe o avere lasciato il bambino a qualcuno o potrebbe essersi disfatta del corpicino prima di arrivare nei pressi della galleria Pizzo Turda, dove poi ha proseguito a piedi.
Tutto diventerebbe più facile se si facessero avanti i due testimoni che il 3 agosto dissero di avere visto Viviana scavalcare il guard-rail con Gioele, mentre secondo gli operai dell'Anas contro il cui furgone Viviana ha avuto un lieve incidente, ricordano solo lei. Il legale della famiglia rinnova l'appello lanciato dal procuratore: «Fatevi avanti. Chi sa qualcosa parli». Oggi alle 11.30 sarà fatto il punto della situazione in prefettura a Messina.
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