Niente processo per Gamberale. È l'indagine del fascicolo «dimenticato» dal procuratore

Niente processo per Gamberale. È l'indagine del fascicolo «dimenticato» dal procuratore

MilanoA questo punto, l'identità di chi «ha fatto un bando su misura per noi» - come da intercettazione telefonica - resterà un mistero. Perché si poteva indagare di più e meglio. Si potevano approfondire i rapporti tra l'ex assessore al Bilancio del Comune di Milano, Bruno Tabacci, e il supermanager delle infrastrutture Vito Gamberale. E se era possibile e non è stato fatto - è l'affondo del ex procuratore aggiunto Alfredo Robledo - la colpa è del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, che per tre mesi ha tenuto il fascicolo chiuso in un cassetto. E così, ieri, l'inchiesta sulla presunta turbativa d'asta nella vendita delle azioni Sea in mano a Palazzo Marino finisce con un clamoroso colpo di spugna: prosciolti gli imputati Gamberale, il suo braccio destro Mauro Maia e il mediatore indiano Vinod Saha perché «il fatto non sussiste». Svapora dunque l'indagine che avrebbe potuto far tremare la giunta guidata dal sindaco Giuliano Pisapia e che invece ha viaggiato al rallentatore rimbalzando da un ufficio all'altro della Procura. E si conclude con un nuovo atto d'accusa dell'ex vice Robledo contro il suo capo, reo di aver insabbiato l'inchiesta, ennesimo capitolo della guerra totale che ormai da mesi sta squassando l'ufficio giudiziario più in vista d'Italia.

Quel che resta, ora, è un enorme dubbio sulla bontà per le casse pubbliche di un'operazione - la vendita nel 2011 del 29,75% della società aeroportuale Sea - che al fondo F2i di Gamberale è costata un euro in più rispetto alla base d'asta di 385 milioni, e che di fatto si è conclusa senza concorrenza, fatta eccezione per la poco credibile offerta di un fondo indiano giunta pochi minuti in ritardo sulla scadenza e che secondo i pm avrebbe nascosto un accordo di spartizione con F2i. Niente di tutto questo, dice il gup Annamaria Zamagni. E nulla si saprà sull'incontro - tutt'altro che trasparente - avvenuto a due mesi dall'aggiudicazione del bando tra Bruno Tabacci e lo stesso Gamberale. O ancora, dell'inusuale gioco di sponda avvenuto tra gli studi legali che lavorarono alla stesura della gara per conto del Comune e di F2i: Mario Roli (che ha rappresento Palazzo Marino), e Carlo Croff (ingaggiato da Gamberale). I due - era la tesi della Procura - avrebbero curato gli aspetti contrattuali dell'affare ben prima che la cessione delle quote diventasse ufficiale. E in ultimo, calerà il silenzio sulla strana sorte di questo fascicolo, giunto nell'ottobre del 2011 da Firenze con un'intercettazione tutt'altro che irrilevante - Gamberale invita Maia a verificare che nel bando sia esplicitato «un profilo che rispecchi F2i» - ma che venne assegnato prima al procuratore aggiunto Francesco Greco, il quale il 2 novembre lo affidò a un pm del suo pool - Eugenio Fusco - che a sua volta il 6 dicembre chiese a Bruti di riassegnarlo al dipartimento di Robledo perché si trattava di un reato contro la pubblica amministrazione. Tre giorni dopo, Bruti avvertì Robledo che gli avrebbe girato l'incartamento, salvo poi assegnarglielo solo il 16 marzo del 2012. Dunque, tre mesi più tardi.

La degna conclusione della vicenda sono le parole dello stesso Gamberale, che al termine dell'udienza si è scagliato contro il

sindaco di Milano Giuliano Pisapia, pronto a costituirsi parte civile nel processo. «Il sindaco di Milano è un pover'uomo, la città merita altro. Non è possibile che si voltino così le spalle a chi ha aiutato il Comune».

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