Quel no al patrocinio, Patuanelli dimentica i fiori

Il ministero delle Politiche agricole ha negato il supporto, gratuito, a uno degli eventi più importanti del florovivaismo. E che vale il 5 per cento del Pil dell'agricoltura

Quel no al patrocinio, Patuanelli dimentica i fiori

Niente pollice verde per Stefano Patuanelli. Il ministro delle Politiche agricole, infatti, non ha voluto fare un piccolo gesto, ma molto importante, per un settore, come quello del florovivaismo, che dovrebbe riguardarlo. Eccome. Ha così rifiutato, attraverso i suoi uffici, la concessione del patrocinio a una manifestazione di grande rilievo nazionale, come RinascItalia, promossa dall’associazione Asproflor. Tanto che il deputato della Lega, Marzio Liuni, ha chiesto un chiarimento a Patuanelli, depositando un’interrogazione alla Camera. La manifestazione, spiega il parlamentare leghista nell’atto di Montecitorio, “oltre all'indubitabile carattere nazionale della manifestazione” ha un “chiaro fine culturale e sociale, che si esplica valorizzando la ripresa della cura della bellezza”. Da qui la domanda: perché negare un patrocinio?

L’iniziativa copre 8mila chilometri della Penisola ed è nota anche con il nome di Comuni Fioriti, coinvolgendo le amministrazioni che scelgono di abbellire le città, con fiori sulle finestre, lungo le strade e ovunque possano rappresentare un ornamento. C'è chi come Spello, il gioiello dell'Umbria, ha dato un tratto distintivo della città grazie alla presenza dei fiori. Sono quindi 645 i sindaci che, dal Nord al Sud, lungo le località costiere, hanno aderito a RinascItalia con un duplice obiettivo: rendere più verdi i Comuni, favorendo contestualmente un miglioramento dell’estetica, e spingere un comparto che rappresenta oltre il 5 per cento della produzione legata all’agricoltura. Quello della florovivaistica. Un modo anche per sviluppare un confronto su un settore che dovrebbe stare molto a cuore a Patuanelli.

Patrocinio respinto

Ebbene il progetto è stato bocciato dal Ministero delle politiche agricole: la domanda di patrocinio, presentata lo scorso novembre, è stata respinta. Gli organizzatori hanno presentato una documentazione dettagliata, spiegando il senso del progetto, i vantaggi economici, e di valorizzazione del verde. Insomma, una serie di risvolti positivi. E che, peraltro, non avrebbe avuto alcun peso sulle casse pubbliche: il patrocinio è solo uno strumento di prestigio, una sorta di certificazione di qualità, ma gratuito. Insomma, non è stato chiesto un contributo, ma un logo da apporre sui documenti ufficiali.

La Regione Piemonte ha subito dato il patrocinio, senza fare troppe storie. Invece la risposta del Ministero di Patuanelli ha gelato i promotori dell’evento. “Non è chiara la calendarizzazione - non è specificata - ed il progetto appare astratto nella realizzazione, il cui intento non sembra quello di promuovere la produzione floricola ma trattare tematica riguardante altri aspetti non attinenti con le competenze di questo Ministero”, si legge nella risposta fornita dagli uffici del Mipaaf. Un eccesso di puntualizzazioni che ha lasciato stupefatti i vertici dell’associazione promotrice.

La colpa di anticipare i tempi

“Il nostro errore è stato quello di essere partiti per tempo, di non esserci mossi all’ultimo momento”, spiega a Il Giornale Sergio Ferraro, presidente dell’associazione. “Abbiamo chiesto - aggiunge - il patrocinio quando il progetto era in fase preparatoria, per cui è evidente che non potevamo avere un calendario di eventi preciso, né fornire indicazioni esatte. Bisognava coinvolgere altri attori. Ma, credo, che questo sia un pregio, non una colpa”. Più severo, invece, il giudizio di Liuni: “Patuanelli non conosce la materia agricola e, cosa ancora più grave, nemmeno ascolta chi ne sa di più”.

Nel caso specifico, incalza Liuni, il no al patrocinio è “la dimostrazione plastica che al Ministero delle Politiche agricole non esiste personale che abbia competenze adeguate sulla materia.

Mi chiedo come si possa non conoscere, specie negli uffici ministeriali, Asproflor?”. E Ferraro conclude: “Sarebbe bastata una telefonata, una richiesta di chiarimento sulle eventuali lacune rinvenute nella relazione che abbiamo inviato”. Invece no: è arrivato il diniego.

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