«Sai perché la battaglia di Bakhmut è decisiva? Perché da quando la Wagner è entrata a Solidar e ha accerchiato Bakhmut gli ucraini sono stati costretti a sguarnire per linee per difenderla e impedirne la caduta nell'anniversario dell'Operazione Speciale. Il fronte tenuto dai miei soldati ne è la dimostrazione. Qui negli ultimi mesi siamo avanzati un bel po'. A novembre eravamo fermi appena oltre la periferia occidentale di Lysychansk, oggi la mia prima linea è a soli 9 chilometri dalla città di Siviers'k. Questo significa che appena conquistata Bakhmut potremo prenderci anche quella». Il 43enne capitano russo Alexander Goldman detto Sturmman - «l'assaltatore» - è uno strano tipo di comandante. Secondo le burocratiche formalità delle forze armate di Mosca il suo grado di capitano non gli permetterebbe né di comandare una linea del fronte così ampia, né di guidare in relativa autonomia - e senza dar troppo ascolto al quartier generale - il battaglione di fanteria motorizzata dispiegato tra le ciminiere di una martoriato complesso industriale. Ma Alexander l'«assaltatore» è un militare sui generis. Nessuno gli ha ordinato di combattere questa guerra. Volendo avrebbe potuto continuare a fare la spola tra la sua Vladivostock e e gli uffici di Mosca da cui gestisce contratti per centinaia di milioni di dollari nell'ambito delle costruzioni. Un'attività grazie alla quale si è conquistato ricchezza e fama garantendosi la copertina di Grand, una rivista considerata l'equivalente russo di Forbes.
«Quando ho visto come andava la guerra mi son detto che i miei 12 anni di servizio come ufficiale dei fanti di Marina nella flotta del Pacifico potevano servire. E così - per quanto possa sembrare incredibile - eccomi qua» racconta Alexander mentre ci accompagna lungo i camminamenti che attraversano le postazioni del suo battaglione. «A Bakhmut il nemico si è progressivamente dissanguato. Pur di non mollarci la città hanno convogliato lì tutta l'artiglieria e hanno immolato i loro reparti migliori. Io ne vedo le conseguenze. In pratica sulle nostre posizioni non cadono più né missili Himars, né colpi di obice da 155 millimetri. Ormai arrivano solo le granate dei mortai polacchi da 60 millimetri e le cannonate dei tank. Ma anche la qualità dei soldati si è assai degradata. Ormai combattiamo contro dei riservisti poco motivati e peggio addestrati. Potremmo già avanzare su Siviersk, ma avrebbe poco senso. Caduta Bakhmut i reparti ucraini davanti a noi resteranno senza rifornimenti e sarà facile convincerli ad arrendersi».
L'importanza della conquista di Bakhmut, dove da sabato si combatte casa per casa, è sottolineata dal colonnello Edward Basurin, un ex portavoce militare della Repubblica filorussa di Donetsk che ora collabora con Euvgeny Prigozhin e i vertici Wagner. «La conquista di Bakhmut per quanto sottovalutata e sminuita dai vostri esperti occidentali - spiega a il Giornale - è essenziale per almeno tre motivi militari, politici e sociali. L'importanza militare deriva dalla geografia dei combattimenti. Bakhmut è il cuore di un'offensiva che si snoda dall'asse settentrionale di Savatovo e Kreminna, a nord di Lysychansk, scende verso Marinka a sud di Donetsk e si chiude 260 chilometri più sotto sul versante di Vuhledar. I semicerchi che partono da Svatovo a nord e Vuhledar a sud sono destinati a confluire a ovest di Bakhmut inglobando Kramatorsk e Slovyansk, ovvero gli ultimi territori del Donetsk ancora sotto il controllo di Kiev. Di fatto avanzando da Vuhledar verso nord, da Svatovo verso sud e da Bakhmut a ovest chiuderemo in una morsa le zone indicate come obbiettivi iniziali dell'Operazione speciale. Questo rappresenterà chiaramente un successo politico e militare.
Ma la presa di Bakhmut porterà anche innegabili vantaggi sociali alla nostra popolazione. Un anno fa gli ucraini hanno distrutto le infrastrutture idriche che riforniscono Donetsk e dintorni. La conquista di Bakhmut sarà essenziale per garantire l'acqua e una vita normale alla nostra popolazione».
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