La ventiquattrore imbottita di pochi indumenti, ma stirati e piegati a regola d'arte, perché il viaggio in questione non è esattamente un safari. È un business travel, una trasferta di lavoro: quella che, secondo Assoturisti Confesercenti, nel 2018 potrebbe spostare 62 milioni di turisti e fruttare 993 miliardi di euro. È Carlo Castelli (General Manager di «Riva del Sole Resort & Spa» di Castiglione della Pescaia), esperto di turismo internazionale perché già alla direzione di importanti alberghi in Paesi come gli Emirati Arabi, il Libano, l'Egitto, il Regno Unito, il Belgio e la Svizzera, a darci qualche indicazione sul boom dei viaggatori d'affari. E anche sull'emersione di questo nuovo diffusissimo tipo di turista. «Oggi, chi viaggia per affari non cerca solo strutture capaci di ospitare incontri o meeting aziendali spiega Castelli . Vuole posti che si distinguano per una forte identità complessiva, che va dall'aspetto architettonico, passa per l'organizzazione interna, i servizi, fino al risparmio energetico e alla posizione in contesti incontaminati: caratteristiche che, da sempre, rappresentano un vantaggio non solo per il Mice, ma anche per il turismo in generale».
Il Mice (Meeting, Incentive, Conference, Exhibition) ovvero quel genere di turismo legato al business e agli eventi, registra come molte aziende stiano adattando la loro attività alla necessaria revisione del budget. Strategie vincenti, a giudicare dai numeri: nel biennio tra il 2015 e il 2017, questo flusso di viaggiatori è aumentato del 12 per cento. Ma chi sono? Da dove vengono? Sempre secondo Carlo Castelli, e il suo variegato osservatorio, «il turismo è rappresentato per un 50 per cento da italiani e un 50 da stranieri che arrivano dalla Svezia, dalla Svizzera, dalla Germania e da altri Paesi Nordici. Questa è una tendenza costante registrata sin dal 2015. Secondo quanto emerge dal report prosegue Castelli , presentato alla BIT 2018, il turismo italiano anche quest'anno proseguirà nella sua fase di sviluppo. I dati del settore, nel secondo semestre 2017, hanno visto impennare arrivi e presenze del 7 per cento rispetto al medesimo periodo del 2016». Il discorso richiama la tendenza italiana a viaggiare non solo per il piacere di viaggi in sé, ma spesso se si tratta di partecipare a eventi, prestigiose cerimonie, festival, perfino nozze, la cui location richiede un tragitto e un soggiorno lontani da casa. E come viaggia, in particolare, il turista d'affari? In aereo, naturalmente: per questo tipo di trasferte, la capitale del business è Milano. Il 35 per cento dei clienti ha favorito gli scali di Linate e Malpensa, laddove Roma evidenzia un calo di quasi tre punti percentuali da 31,1 a 28,4 per cento. Lo scalo di Napoli resta il favorito tra le altre destinazioni italiane (5,3). E in treno, sempre di più. Le trasferte ferroviarie, in particolare, sono in aumento anche per questioni di risparmio: il 2017 ha visto un leggero calo del costo medio del biglietto (da 48 euro nel primo semestre 2016 a 47 attuali).
Nel 2017 le strutture hanno raggiunto la cifra record di 117 milioni di arrivi e hanno registrato circa 403 milioni di presenze. Ma c'è un Paese che, quanto a ricezione del turista d'affari, puntando all'eccellenza, l'Italia potrebbe prendere a modello? Secondo Carlo Castelli è la Svezia. Non hanno ancora la nostra cucina, cui il business traveller tiene molto, ma hanno fatto grossi passi avanti quanto a strategia per allettare il palato; e sono impeccabili racconta Castelli «nel sistema di comunicazione e ospitalità rivolta al turista».
Ma chissà che, a forza di viaggiare, tra un trolley leggero e un tablet modalità aereo, sorvolando sui profili del Belpaese non venga il languorino di tornarci presto: perché no, in dolce compagnia, e senza l'ansia di un convegno.
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