Non staccate quella spina

Non staccate quella spina

Giù le mani da quella spina, questo il mio testamento biologico. Lo dico dopo aver conosciuto un fisico neuro-scienziato quasi ignoto in Italia ma star delle università straniere, il professor Gino Garreffa, il quale ha modificato l'apparecchio per la risonanza magnetica trasformandola in una sonda capace di bussare e chiedere: «Toc, toc, c'è nessuno in questo cervello?». La risposta talvolta è il silenzio, ma più spesso è: «Sono vivo, aiutatemi».

È scienza, non magia. Vent'anni fa andai in Australia nella città di Darwin per assistere all'esperimento di eutanasia per malati terminali autorizzato dal governo e condotto dal dottor Philip Nitschke che aveva attrezzato un hangar per somministrare la buona morte. La legge australiana consentì l'esperimento a condizione che il malato spingesse il bottone in piena consapevolezza. Non uno dei candidati lo spinse. Le terapie per eliminare ogni dolore sono accessibili in Italia a tutti grazie alla legge 38 del 2010 (governo Berlusconi) ma il 65% degli italiani non lo sa. La scienza fa passi da gigante ma il pregiudizio impedisce di vedere la realtà anche quando questa permette la vita.

La retorica del politicamente corretto tende ad imporre la sospensione dell'aiuto della macchina che sostiene un essere umano che forse non è morto e che non avrebbe alcuna intenzione di morire. Ecco perché vi dico: non staccate la mia spina e aggiungete un gruppo elettrogeno, hai visto mai mancasse la corrente.

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