«Sul caso dei balneari ci sono e interlocuzioni che si possono ancora avviare a partire dalla mappatura delle spiagge per capire quale sia l'effettiva scarsità del bene». È quanto ha sottolineato ieri il premier Giorgia Meloni. La linea italiana, ha precisato, è «difendere un mondo produttivo strategico: vedremo nelle prossime ore anche con la discussione che c'è in Parlamento, si tratta di un dossier sul quale siamo impegnati con la Commissione europea per trovare delle soluzioni».
Il problema è che Bruxelles ancora ieri ha ripetuto il messaggio inviato giovedì quando è stato approvato al Senato l'emendamento al dl Milleproroghe che proroga a fine 2024 (con possibile estensione a fine 2025) le concessioni balneari. «I cittadini e le imprese» italiane «hanno bisogno, senza ulteriori ritardi, di procedure trasparenti, imparziali e aperte» per decidere «a quale impresa debba essere concesso il diritto di utilizzare il suolo pubblico, in questo caso le spiagge», ha fatto sapere la Commissione ricordando che l'Italia «è già oggetto di una procedura d'infrazione».
Ma come stanno le cose negli altri Paesi europei? Francia e Grecia sono le uniche a essere «quasi» in regola. Oltralpe le concessioni demaniali marittime hanno una durata massima di 12 anni e non esiste un diritto di prelazione per i titolari a meno che non si tratti di un Comune o di un raggruppamento di Comuni. Le gare, però, sono organizzate in maniera diversa: le concessioni sono assegnate al termine di un processo valutativo condotto dalle Prefetture. In Grecia, invece, è previsto l'espletamento di gare vere e proprie con durata variabile delle concessioni, ma è anche prevista l'assegnazione in leasing delle aree demaniali senza l'emanazione di bandi ma per affidamento diretto. Nel mezzo si colloca la Croazia che prevede l'indizione di gare a livello locale per la concessione del demanio marittimo con durate variabili da 5 a 99 anni. Vi sono poi concessioni «speciali», gestite a livello centrale sulla base di una valutazione diretta, che possono durare fino a 50 anni.
Le situazioni più simili a quella italiana sono quelle di Spagna e Portogallo. In Spagna nel 2013 è stato introdotto un nuovo regime concessorio che prevede una durata massima di 75 anni. Sono previste concessioni «straordinarie» riguardanti quelle ottenute con la legge del 1988 e che avevano durata trentennale. Anche in questo caso la durata è di 75 anni. L'escamotage è nell'«autorizzazione amministrativa» per le attività commerciali che ha una durata massima di 4 anni. Infine il Portogallo, che è recentemente incorso in una procedura d'infrazione come l'Italia. Anche le concessioni lusitane durano 75 anni ma sono previste gare. Bruxelles ha, però, sgradito il diritto di prelazione in favore dei titolari.
Cioè, la stessa contestazione fatta all'Italia dove vigeva un sistema di rinnovo automatico. Insomma, il problema comunitario è la «gara» in quanto tale anche se a decidere è un nucleo di funzionari e se la concessione dura quasi un secolo...
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.