Nuovi mercati e tensioni con Usa e Russia. Così Berlino ha spinto per l'accordo Ue-Cina

La Merkel è il vero demiurgo dell'intesa. E usa l'Europa per i propri interessi

Nuovi mercati e tensioni con Usa e Russia. Così Berlino ha spinto per l'accordo Ue-Cina

Helmut Kohl, mentore e padrino politico di Angela Merkel lasciò il potere dopo 16 anni di Cancellierato e dopo aver riunificato la Germania. La sua discepola lascerà il potere nell'autunno di quest'anno dopo aver uguagliato il primato temporale del maestro. Ma se ne andrà dopo aver consegnato l'Europa alle Cina ed essersi garantita in cambio il benessere della Germania e dei suoi concittadini. L'obbiettivo politico ed economico della Cancelliera è emerso in tutta la sua spregiudicata evidenza il 30 dicembre quando, nel penultimo giorno di Presidenza tedesca dell'Unione, è arrivato l'annuncio dell'intesa con Pechino sul trattato per gli investimenti. Il trattato, messo a punto dopo sette anni di negoziati, dovrebbe in teoria garantire ad Europa e Cina un terreno comune per i reciproci affari. In verità rappresenta un meschino e stupido apparentamento con una potenza comunista pronta a farsi beffe dei diritti umani e a venderci merci prodotte grazie al lavoro a costo zero di centinaia di migliaia di musulmani uighuri deportati nei lager e utilizzati alla stregua di schiavi. Il tutto dopo aver messo in ginocchio le nostre economie grazie alle censure e ai silenzi sulla pandemia.

Dietro l'intesa sugli investimenti ci sono i calcoli di una Cancelliera convinta che il futuro dell'economia tedesca sia strettamente e inevitabilmente legato a Pechino. Dal suo punto di vista non ha torto. L'Europa piegata, ancor prima che dal Covid, dal surplus commerciale teutonico ben difficilmente potrà assorbire ulteriori crescite produttive di Berlino. E ben difficilmente accetterà di farlo un'America decisa, fin dai tempi di Obama, a contrastare la rapacità di una Germania sorda ad ogni richiesta di riequilibrio commerciale. Esclusa anche la Russia, trasformatasi in un terreno minato dopo il caso Navalny, la Cina rimane dunque l'unico sbocco possibile per l'economia tedesca. Lì dovranno finire i prodotti di un settore automobilistico destinato altrimenti al fallimento. Solo lì troveranno nuovo terreno vitale giganti come la Basf pronta, già oggi, a raddoppiare gli investimenti in Cina.

Ma oltre a farsi beffe dei diritti umani, considerati un tempo la bandiera dell'Unione, la Cancelliera è pronta a giocarsi anche i rapporti con l'America di quel Joe Biden dipinto fino a ieri come il Presidente decisivo per il ripristino dell' asse Washington-Bruxelles. Solo una settimana prima dell'intesa sugli investimenti Berlino ha approvato una legge che, contrariamente a quanto indicato da Washington e accettato da gran parte dell'Europa, apre i mercati tedeschi a Huawei e ad altre aziende cinesi nel delicato settore del 5G.

Un'operazione frutto della testardaggine di una Cancelliera che nonostante le raccomandazioni dell'intelligence tedesca, le pressioni statunitensi e le contrarietà di molti esponenti della sua stessa coalizione ha spegiudicatamente scelto di tendere la mano al dittatore «amico» Xi Jinping.

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