Il nuovo corteo a Napoli è ancora un mezzo flop. Insulti all'esecutivo e all'Inps: "Assassini"

Alla protesta hanno partecipato circa 150 persone. Gli slogan davanti alla sede di Fdi: "Reddito non c'è più, Meloni a testa in giù". Ma nessuno scontro

Il nuovo corteo a Napoli è ancora un mezzo flop. Insulti all'esecutivo e all'Inps: "Assassini"
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Continuano le proteste a Napoli da parte dei percettori di reddito di cittadinanza che si sono visti revocare la misura dal 31 luglio scorso con un sms dell'Inps. Va anche detto che se sono 36.270 i campani e oltre 21mila i napoletani che hanno perso l'Rdc, a sfilare ieri contro la decisione del governo erano molti di meno: appena in 150, infatti, si sono radunati a Porta Capuana, soprattutto precari storici e disoccupati organizzati, dando vita a un corteo che ha sfilato per le vie del centro per poi concludersi in piazza Plebiscito. «Il reddito di cittadinanza non si tocca. Vogliamo dignità e lavoro», si leggeva su uno degli striscioni in testa al corteo, e poco più indietro un altro recitava: «Lavoro o non lavoro, vogliamo campare. Lottiamo uniti per il reddito universale. Giù le mani dal reddito».

Nessun problema di ordine pubblico nel corso della manifestazione, pacifica e comunque «scortata» dalle forze dell'ordine, anche se in occasione della sosta del serpentone all'inizio di Corso Umberto, sotto la sede cittadina di Fratelli d'Italia, presidiata da agenti in assetto antisommossa, il gruppetto di manifestanti ha lanciato cori a favore del Rdc e contro la premier. «Reddito non c'è più, Meloni a testa in giù», ha cantato la testa del corteo, con la solita allusione a piazzale Loreto, prima di rimettersi in marcia. Cori anche in occasione delle altre due tappe davanti all'Inps, da cui sono partiti i messaggi che hanno avvisato della revoca della misura, e poi davanti al Comune, anche questo presidiato dalla polizia, dove i manifestanti hanno sfilato gridando «assassini/assassini» prima dell'arrivo del serpentone in piazza Plebiscito, di fronte alla Prefettura di Napoli, dove si è conclusa la manifestazione intonando altri cori contro la disoccupazione e di protesta per l'addio al Rdc, prima che una delegazione chiedesse, e ottenesse, un incontro con un rappresentante della stessa Prefettura.

Ma a manifestazione terminata gli organizzatori avvertono: la protesta non è finita e, anzi, come ha spiegato Mario, uno dei dirigenti della rete di Napoli per la difesa e l'estensione del reddito di cittadinanza, «da oggi comincia a diventare molto forte: siamo all'inizio di un balletto di responsabilità nel quale anche le istituzioni locali sono coinvolte». Il leader del fronte pro-Rdc definisce «assurdo il comportamento di chi in una torrida estate interrompe con un freddo sms il reddito di cittadinanza, che aveva permesso a molte famiglie di questa città, che resta capitale della disoccupazione e della precarietà, di poter sopravvivere rifiutando il lavoro nero e non entrando nelle fila della criminalità organizzata. Intanto il governo aumenta i soldi spesi per la guerra e fa riforme per l'evasione fiscale». Nel mirino della protesta finiscono anche i vitalizi dei parlamentari, mentre sempre i leader dei manifestanti annunciano, nonostante il mezzo flop del corteo, un allargamento della mobilitazione per coinvolgere il popolo orfano del reddito di cittadinanza «anche a Roma e in tutta l'Italia».

Anche se la Campania resta uno degli epicentri della protesta, trattandosi della seconda regione, dopo la Sicilia (che ne conta 37,645), per numero di percettori di Rdc che si sono visti revocare la misura di sostegno al reddito.

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