"Nuovo governo senza 5S o voto". Le condizioni di Forza Italia e Lega a Draghi

Il centrodestra invoca un nuovo patto di governo per andare avanti senza il M5S. Gasparri: "Serve discontinuità rispetto alle sceneggiate". Il leghista Romeo: "Verso obiettivi nuovi e più ambiziosi"

"Nuovo governo senza 5S o voto". Le condizioni di Forza Italia e Lega a Draghi

Un patto per rilanciare l'azione di governo, con una condizione principale: l'esclusione del Movimento 5 Stelle. Questa è la proposta avanzata dal centrodestra di governo a Mario Draghi e sancita in aula dai senatori Massimiliano Romeo, della Lega, prima e Maurizio Gasparri, di Forza Italia, poi. Il discorso del premier non ha convinto entrambe le formazioni. Un primo ed eloquente segnale di malcontento in casa leghista era arrivato con il mancato applauso alla fine delle comunicazioni del premier. Un discorso, quello che il premier ha scritto di suo pugno dall’inizio alla fine, che non ha risparmiato bacchettate ai partiti, compresa la Lega, sui dossier più caldi: concorrenza, fisco, Ucraina e debito pubblico.

Le stoccate di Draghi ai partiti

Da Palazzo Chigi precisano che non si è trattato di "stoccate" ma di un appello alla responsabilità sul fronte delle riforme, in vista dell’arrivo delle nuove tranche di aiuti dall’Europa. Dopo aver riunito i parlamentari a Palazzo Madama, Salvini è andato a Villa Grande per discutere con gli altri leader del centrodestra di governo, assieme al ministro Giancarlo Giorgetti e a Riccardo Molinari. I punti più critici del discorso, secondo i leghisti, sono la bocciatura dello scostamento di bilancio, 50 miliardi chiesti recentemente da Salvini a sostegno di imprese e famiglie, l’affondo sulle proteste dei tassisti, la poca determinazione sulla revisione del reddito di cittadinanza. E poi nessuna apertura né sull’immigrazione, né sulla pace fiscale, nessuno stop su cannabis e ius scholae.

Non a caso nel primo pomeriggio viene diramata una nota dei deputati leghisti Massimiliano Bitonci, capogruppo in commissione Bilancio e Alberto Gusmeroli, vicepresidente commissione Finanze, che registra lo "stupore" per il discorso del presidente del Consiglio. "Nessun accenno a flat tax e pace fiscale nonostante 50 milioni di cartelle esattoriali già partite o in partenza che rappresentano un’emergenza nazionale", protestano i leghisti. "Anche il passaggio sul credito di 1.100 miliardi di magazzino fiscale che l’Agenzia delle Entrate ha nei confronti di cittadini e imprese ci lascia perplessi. In questo momento di grave crisi economica con l’aumento delle bollette e delle materie prime anche alimentari, - prosegue la nota - cosa si chiede? Di rimborsare subito? Se non bastano pandemia e guerra per un rinnovato patto fiscale tra cittadini, fisco e agenzia delle entrate cos’altro dovremmo aspettare?".

Il capogruppo leghista Romeo: "Discontinuità o voto"

A porre condizioni è poi il capogruppo Massimiliano Romeo, durante il suo intervento in Aula. "Se l'obiettivo è quello di salvare il Paese – ha detto il senatore - il primo scenario è prendere atto che il M5S non fa più parte della maggioranza del governo di unità nazionale". Dopo di che, ha insistito, "si prenda atto che è nata una maggioranza che è quella del 14 luglio". "Serve ricostruire un nuovo patto, - ha detto il leghista - noi ci siamo ma significa nuova maggioranza e serve ricostruire un nuovo governo con degli obiettivi nuovi, anche un po’ più ambiziosi". "Se l'obiettivo è sostenere il campo largo progressista, presentandosi qui in Aula facendo finta che non è successo nulla, con la stessa squadra di ministri, salvo qualche ritocchino, prendere o lasciare... beh noi qualche problemino, qualche perplessità noi l'avremmo", è l’affondo del senatore.

"Non sarebbe serio nei confronti degli italiani – ha proseguito - e non sarebbe serio nei confronti dei nostri elettori perché noi, a differenza di altri partiti, dobbiamo rendere conto di quello che facciamo agli elettori e ai cittadini". Parole che hanno fatto calare il gelo in Aula. Subito dopo il premier è uscito per un colloquio di una decina di minuti con il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli, i ministri Dario Franceschini, Roberto Speranza, Renato Brunetta e Lorenzo Guerini. "Serve una grande discontinuità che solo la sua persona così autorevole può dare", ha detto Romeo rivolgendosi a Draghi. "Come vede, ci sono diverse vie di uscita da questa situazione ma a questo punto la scelta spetta a lei", è l’invito.

Il centrodestra chiede un "patto" per il Draghi bis

La "discontinuità" potrebbe essere contenuta in una bozza di accordo che il centrodestra starebbe preparando e che prevede l’esclusione di Conte dalla maggioranza e una nuova “agenda” di governo. "Il centrodestra di governo è disponibile a un 'nuovo patto' di governo e continuerà a dare il suo contributo per risolvere i problemi dell’Italia soltanto con un nuovo governo, guidato ancora da Mario Draghi, senza il Movimento 5 Stelle e profondamente rinnovato", si legge in una nota diramata da Villa Grande.

"Come ha correttamente sottolineato il presidente Mario Draghi nel corso del suo intervento, la decisione del Movimento 5 stelle ha rotto il 'patto di fiducia' che era alla base del governo di unità nazionale, che pure ha affrontato - con successo ed ha avviato con il nostro leale contributo - gravi emergenze e avviato un lavoro prezioso sul Pnrr".

Gasparri: "Non qui per sapere se rinnovano contratto a Casalino"

Lo ha ripetuto in Aula anche l'azzurro Maurizio Gasparri: "Un nuovo patto di governo significa discontinuità con dei ministri che non votano la fiducia a sé stessi". "Se c'è una maggioranza, può governare il Paese con questo presidente del Consiglio. Non abbiamo esigenze di poltrone ma di serietà sì e di discontinuità sì. Con chi scambia il Parlamento - che voleva aprire come una scatoletta - per il teatrino della politica non possiamo condividere un percorso, lei presidente Draghi meno ancora di noi", ha continuato chiamando in causa il Movimento 5 Stelle.

"Non siamo qui per sapere se a Casalino rinnovano il contratto o se pagano i 300mila euro del blog di Grillo. Noi non ci stiamo alle pagliacciate, - si è rivolto ancora ai senatori grillini - vogliamo la discontinuità rispetto alle sceneggiate". Poi ha interpellato direttamente il premier. "Ognuno deve accantonare delle bandiere. E allora il presidente Draghi faccia un rimbrotto a certe forze politiche che in un momento così delicato porta avanti leggi che sono bandiere divisive", ha detto con riferimento alle proposte di legge su ius scholae e cannabis, che non sono state menzionate nel discorso di stamattina.

"Il presidente del Consiglio, l'ho capito dagli incroci di sguardi, assapora le fatiche della politica, la telefonata, il contatto, la mediazione, forse quella che chi ha un profilo

tecnico di grande qualità deve poi continuare ad imparare. - ha incalzato - Non si finisce mai di imparare e gli esami non finiscono mai, anche per i grandi competenti che hanno svolto funzioni di grande prestigio".

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