O con Trump o l' "esilio" politico: i tormenti dei repubblicani al bivio

Le anime del Gop: chi accetta la sentenza rischia di essere scaricato Il tycoon farà ricorso, ma per scontare la pena potrebbero volerci anni

O con Trump o l' "esilio" politico: i tormenti dei repubblicani al bivio
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O con Donald Trump, o in esilio. È questo l'ordine di scuderia che arriva dalla campagna dell'ex presidente Usa, secondo cui la condanna nel processo a New York per il pagamento alla pornostar Stormy Daniels è una sorta di referendum per capire chi nel partito repubblicano è con lui e chi no. Agli occhi del tycoon difendere il sistema legale americano in questo momento è di fatto una critica nei suoi confronti, sufficiente per alienarsi il suo supporto e la sua considerevole base di sostenitori. Ad esempio Larry Hogan, repubblicano moderato in corsa per un seggio aperto al Senato del Maryland, sui social media ha esortato tutti gli americani a «rispettare il verdetto e il processo legale». Chris LaCivita, un alto funzionario della campagna di Trump, lo ha praticamente definito politicamente morto, dicendogli: «Hai appena concluso la tua campagna». Per ora sembra che la stragrande maggioranza dei politici repubblicani faccia quadrato intorno a The Donald, almeno in pubblico. Per lo speaker della Camera Mike Johnson giovedì è stato «un giorno vergognoso nella storia americana» e la condanna di Trump è «puramente politica». Mentre Steve Scalise, un altro repubblicano di spicco al Congresso, ritiene che il sistema legale Usa funzioni come una repubblica delle banane. E per il governatore della Florida Ron DeSantis si è trattato di un «processo farsa». Quest'ultimo peraltro ha promesso di assicurarsi che Trump possa votare nel suo stato a novembre nonostante la condanna penale. DeSantis contesta la valutazione di alcuni esperti secondo cui la colpevolezza lo renderebbe non idoneo, e in ogni caso farà in modo che la commissione per la clemenza statale (che presiede) apra la strada al voto del suo ex rivale, «data la natura assurda dell'accusa». «Vogliono mettermi dietro le sbarre. Mi vogliono morto - tuona intanto il tycoon in un messaggio della sua campagna elettorale - Joe Biden e i democratici useranno tutti gli strumenti immaginabili nella guerra legale per cercare di fermarci. Ma io non mi arrenderò». L'ex comandante in capo sta valutando le prossime mosse insieme ai suoi legali, e continua a sbancare nella raccolta fondi: nelle 24 ore successive al verdetto di colpevolezza, la sua campagna ha incassato quasi 53 milioni di dollari, in particolare grazie ai piccoli donatori. Gli americani tuttavia sono divisi sulla condanna: un sondaggio di YouGov rivela che il 50% è d'accordo con la giuria, a fronte di un 19% che non è sicuro e un 30% che si dice in disaccordo con il verdetto. Mentre un'altra proiezione di Reuters-Ipsos mostra che un repubblicano su 10 ritiene meno probabile un voto per Trump dopo condanna. Se davvero l'ex presidente dovesse perdere il 10% dei consensi le sue chance di tornare alla Casa Bianca si ridurrebbero in modo considerevole visto il testa a testa con Biden.

Nel frattempo si scaldano i motori per il dibattito televisivo del 27 giugno che andrà in onda sulla Cnn, con l'emittente di Atlanta che si aspetta record di ascolti e di incassi pubblicitari A differenza dei dibattiti del passato saranno infatti permessi gli spot, e già c'è chi parla di un mini Super Bowl, la finalissima di football americano dove gli spazi sono pagati a peso d'oro.

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