Mentre a Palazzo Chigi si lavora per rispettare la tempistica auspicata la scorsa settimana da Mario Draghi e portare il decreto sull'estensione del green pass nel Consiglio dei ministri in programma giovedì, la Lega torna ancora una volta a muoversi secondo il doppio binario che ha caratterizzato la sua azione in questi mesi. Se i ministri del Carroccio - e pure i governatori - sono decisamente schierati sulla linea dell'esecutivo, nel partito di Matto Salvini continua infatti ad agitarsi un mondo che strizza l'occhio alle tesi no vax. Così, nelle stesse ore in cui Giancarlo Giorgetti decide di ergersi a difensore del green pass, al Senato va in scena un convegno sul Covid che sostiene la bontà delle cure off label, come idrossiclorochina e ivermectina. Con un corollario: il Covid è «una malattia curabilissima», anche «a domicilio». Una tavola rotonda organizzata proprio dalla Lega - che ha fatto richiesta della sala a Palazzo Madama - e aperta dalla senatrice del Carroccio Roberta Ferrero, che in avvio di lavori legge un messaggio della presidente del Senato Elisabetta Casellati. Inevitabili le polemiche, nonostante Matteo Salvini si si guardi bene dal dire una sola parola a sostegno dell'iniziativa.
Mentre una parte dei senatori della Lega alimenta scetticismi e tesi complottistiche, Giorgetti spinge pubblicamente esattamente nella direzione opposta. E auspica «condivisione» e «consenso dei cittadini», che dovrebbero essere «tutti convinti e tutti motivati» a favore del passaporto vaccinale. Il ministro per lo Sviluppo economico punta poi il dito contro chi «crea divisioni che non servono a nulla». Con una digressione che i più hanno immaginato indirizzata proprio a Salvini. «Stare al governo - spiega Giorgetti- significa assumersi responsabilità, prendere decisioni. Magari c'è qualcuno che non è contento, ma fa parte delle regole del gioco».
A Palazzo Chigi, intanto, si continua a lavorare sul testo del decreto. Se ne stanno occupando da giorni gli uffici del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, di concerto con il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Il provvedimento in arrivo al Consiglio dei ministri di dopodomani, infatti, riguarderà la larghissima platea degli statali. Certamente dovrebbe comprendere i dipendenti dei tribunali e tutta la magistratura. E proprio in queste ore si sta lavorando su come estenderlo al comparto sicurezza (polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili del fuoco, ecc). Si sta invece ragionando sull'eventualità di coinvolgere da subito anche le cosiddette società partecipate (le aziende di cui lo Stato, attraverso il Mef, detiene una quota di proprietà). Il dubbio non è di merito, perché Draghi è deciso a insistere su un passaporto vaccinale che abbia il perimetro più ampio possibile, tanto che l'intenzione è quella di ricomprendere anche i privati. Dal punto di vista normativo, però, il provvedimento risulta essere piuttosto complesso e articolato, per cui si potrebbe decidere di rinviare di una settimana il capitolo partecipate.
Di certo, insomma, giovedì si arriverà all'obbligo per tutti i lavoratori della pubblica amministrazione e in quei luoghi - come bar e ristoranti - dove i clienti devono già oggi mostrare il pass. La normativa dovrebbe entrare in vigore dall'11 ottobre, così da dare tempo a tutti di organizzarsi. E lo schema sanzionatorio sarà lo stesso utilizzato per la scuola, con multe che andranno dai 400 ai 1.000 euro per chi sarà trovato sprovvisto di certificato sul luogo di lavoro.
Poi, nelle prossime settimane, si dovrebbe arrivare ad allargare anche ai privati. Lo dice lo stesso Giorgetti. «Quella di estendere il green pass a tutti i lavoratori - spiega - è un'ipotesi in discussione e credo proprio si andrà in questa direzione».
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