Sotto l'albero c'è un regalo non gradito: il record assoluto dei nuovi contagi quotidiani: ieri 44.595, battuti largamente i 40.902 dell'11 novembre 2020, anche se va detto che all'epoca i tamponi furono 254.908 (tasso di positività del 16,04 per cento) e ieri ben 901.450 (altro record assoluto), con una percentuale di positività del 4,94, comunque la più alta da metà agosto.
Insomma, questo boom di casi positivi è frutto certamente della maggiore contagiosità della variante omicron, che secondo l'Istituto superiore di sanità «è in forte crescita» e si colloca al momento al 28 per cento. «Il ministero e l'Iss - spiega Mauro Pistello, direttore unità di virologia Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, vicepresidente della Società italiana di microbiologia, tra i fondatori della rete di sequenziamento dell'Iss - hanno pianificato da qui a inizi gennaio una flash survey, una fotografia della situazione italiana ogni 14 giorni. Si è visto, nei dati del 20 dicembre, che rispetto a quelli di 14 giorni prima la variante Omicron aumentata di ben 100 volte: il 6 dicembre era lo 0,3 per cento dei nuovi casi registrati in Italia, ora siamo intorno al 25-30, in alcune regioni avanza più rapidamente in altre meno ma c'è un trend che in qualche modo sembra indirizzato verso una sostituzione della variante Delta». Un dato che però è un po' inficiato dal fatto che l'analisi si è basata su circa 2mila tamponi raccolti in 18 regioni. Ma dietro il record c'è anche la tampone-mania che sta attraversando l'Italia, testimoniata dalle lunghe file davanti alle farmacie in tutta Italia. Più si cerca e più, inevitabilmente, si trova.
I numeri di ieri registrano anche una risalta dei decessi, 168, il dato più alto dai 171 del 27 maggio, e una lento ma inesorabile affollamento dei reparti ospedalieri. Ieri 8.722 nelle aree non critiche (+178 rispetto al giorno precedente) e 1.023 in terapia intensiva (+13). Colpisce come i vari indicatori siano cresciuti a ritmi molto differenti su base settimanale. Se i contagi rispetto al 16 dicembre hanno fatto registrre un allarmante +70,80 per cento, le morti sono cresciute del 36,59 per cento e i ricoveri molto meno: le aree non critiche del 18,86 per cento e le terapie intensive dell'11,56. Una circostanza che confermerebbe il fatto che alla maggiore trasmissibilità della variante omicron non corrisponde una sua maggiore pericolosità. Quanto alle morti, è notoriamente il dato di più difficile lettura perché maturano spesso con grande ritardo rispetto al contagio e all'inizio della malattia.
E vediamo la situazione delle regioni. Nessun'altra dovrebbe finire in giallo da lunedì prossimo. Nemmeno il Lazio, mangrado il governatore Nicola Zingaretti lo abbia quasi dato per scontato ieri. Ma se la percentuale di occupazione delle terapie intensive è del 12,94 (su un limite del 10), quella dell'area non critica è di poco sotto il limite del 15 per cento, al 14,28. Insomma il Lazio si salva per 47 ricoverati non gravi. Restano in bianco anche la Lombardia (terapie intensive al 10,59 per cento ma area non critica L 13,75. Per il giallo mancano 128 pazienti gravi) , il Piemonte (terapie intensive alò 10,67 ma area non critica al 14,90, mancano 6 ricoveri ordinari per il giallo) e l'Emilia-Romagna (terapie intensive al 12,94 per cento, ma area non critica al 12,45, per il giallo mancano 230 ricoveri ordinari).
Le tre regioni sono destinate a finire in castigo quasi sicuramente il 3 gennaio. Fino ad allora restano in (parziale) castigo sette territori: Friuli-Venezia Giulia, provincia autonoma di Bolzano, calabria, Liguria, Marche, Veneto e provincia autonoma di Trento.
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