Omofobia, il tavolo traballa ma resiste. Lega e Fi aprono, la sinistra si spacca

Ridotte le audizioni. Mirabelli (Pd): "Sì dialogo, chiudere nella legislatura". Ma 5s: "Proposta irricevibile". I punti di Gasparri

Omofobia, il tavolo traballa ma resiste. Lega e Fi aprono, la sinistra si spacca

«Cisgender sarà lei!» è il titolo di un articolo su Micromega, rivista di una sinistra intellettuale e radicale che nulla a che fare con gli ostruzionismi attribuiti al leghista Andrea Ostellari che rendono così difficile a Pd e M5S credere a un vero dialogo sul ddl Zan contro l'omotransfobia. L'ultima prova è stato l'ufficio di presidenza della commissione Giustizia del Senato dedicato anche a ridurre il numero di audizioni: da 170 Ostellari le ha ridotte a 70 proponendo il tavolo di discussione caldeggiato da Iv e Fi. Franco Mirabelli del Pd dice che il partito è disponibile a «sedersi al tavolo e a vedere che succede» ma «servono tempi certi e la possibilità di approvare la legge entro la fine della legislatura». Se M5s è sulla stessa linea, anzi ancora più pesante perché Alessandra Maiorino definisce «irricevibile» la proposta», Pietro Grasso di Leu difende il testo ma non chiude: «Fissiamo i tempi e poi discutiamo, ma se vogliono stravolgere il testo non siamo d'accordo».

Ma anche l'articolo di Micromega è dedicato ai paradossi del volersi scegliere il sesso da sé, ovvero alle definizioni contestate dell'articolo 1 del ddl Zan (sesso, genere, identità di genere, orientamento sessuale) che sono al centro delle critiche politiche del centrodestra ma anche di numerosi senatori di sinistra. «Pensavo di essere semplicemente un'esemplare femmina della specie Homo sapiens», ovvero una donna. «Recentemente ho scoperto di essere una cisgender», ironizza l'autrice, «ossia una persona la cui identità di genere coincide con il sesso che le è stato assegnato alla nascita». Una cisgender è una donna che sceglie di essere la donna che è (il discorso vale anche per un maschio). Ma a questo punto «devo sapere cosa caratterizza il genere femmina e che cosa lo distingue dal genere maschio, altrimenti come faccio a verificare se coincide o meno con il sesso?».

Inutile dire che la domanda è di difficile risposta a livello teorico, ma anche nella pratica quotidiana, come paradossalmente prova anche la gaffe del senatore leghista Simone Pillon sulle discipline scolastiche più affini ai maschi o alle donne. Come prevedeva G.K. Chesterton, «fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie in estate sono verdi». Per queste e altre ragioni si può dire che l'articolo 1 è il più contestato ma non l'unico.

La sinistra insomma, almeno in parte, accetta il tavolo ma non si fida e soprattutto vuole come testo base il ddl Zan e non una sintesi con il ddl a firma Ronzulli (Fi), Salvini (Lega), Binetti (Udc) e Quagliariello (Cambiamo). Le perplessità del centrodestra sono sintetizzate dall'azzurro Maurizio Gasparri: «La proposta sull'omofobia si può cambiare. Noi diciamo che l'art.

1 sulla dichiarazione libera di cambiamento di genere, l'art. 4 sui reati di opinione, l'art. 7 sulla scuola devono essere rivisti radicalmente. Non c'entrano nulla con l'inasprimento delle sanzioni per chi ha comportamenti violenti per pregiudizi sessuali e per omofobia».

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