Le Ong sono ricorse fino all'Onu per trovare una sponda alle loro proteste contro le leggi italiane. E sembrano averla anche trovata, stando alla comunicazione inviata dal relatore speciale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, che ha inviato una lettera all'Italia facendo sue le rimostranze di Sea-Watch e Medici senza frontiere per due fermi nave effettuati a marzo. Le contestazioni sono sempre le stesse: la sanzione con fermo amministrativo e l'assegnazione di un porto lontano. Eppure, nella replica del ministero di Antonio Tajani per il caso della nave Sea-Watch 5, battente bandiera tedesca, si evince un elemento nuovo. Nel riferire della violazione dell'art.1, comma 2 - bis, del decreto legge n. 130/2020, in quanto l'equipaggio avrebbe disatteso le indicazioni dell'autorità libica, competente per l'area Sar di intervento, si sottolinea che ha contribuito «alla creazione di una situazione pericolosa». E, si aggiunge, le autorità italiane hanno incriminato il proprietario e il capitano della nave, «per non aver rispettato la raccomandazione, data anche dallo Stato di bandiera, di raggiungere la costa tunisina più vicina, proseguendo invece la navigazione verso nord».
Quindi, da parte della Germania, che è lo Stato di bandiera della nave Sea-Watch 5 al centro della replica della Farnesina, c'è la raccomandazione di raggiungere il porto più vicino alla zona di intervento. Essendo la Tunisia un Paese sicuro in accordo alle valutazioni delle Nazioni Unite, che è l'organizzazione alla quale ha fatto riferimento proprio la Ong tedesca per avere una sponda contro l'Italia, il porto doveva essere eletto lungo la sua costa. Invece, come spiega il ministero, la nave disattende la raccomandazione e prosegue la sua navigazione verso l'Italia. Se perfino la raccomandazione tedesca è di fare rotta verso le più vicine coste della Tunisia, qual è la ragione che ha spinto in quell'occasione Sea-Watch a puntare la prua sull'Italia?
In generale, qualunque nave Ong battente bandiera tedesca, e non, ignora i porti tunisini, nonostante siano sicuri, per compiere a ogni costo gli sbarchi in Italia. In questo modo allungano la permanenza in mare dei migranti recuperati, e il rischio sanitario per gli stessi, a dimostrazione che l'opera di queste organizzazioni è sempre più politica.
La lettera del relatore Onu è stata inviata il 31 maggio al ministero degli Esteri, che stando alle indicazioni
del relatore avrebbe dovuto avere 60 giorni per rispondere. Ma la replica è arrivata il 5 agosto, oltre il termine. Questo ha autorizzato la pubblicazione e quindi, ha permesso di conoscere un dettaglio così determinante.
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