Ora asse con Parigi sugli sbarchi. E oggi la premier incontrerà Macron

Tajani in Francia elogia la svolta dell'Eliseo: "Lieti del dialogo". L'omologa Colonna: "Solidali con l'Italia, la risposta sia europea"

Ora asse con Parigi sugli sbarchi. E oggi la premier incontrerà Macron
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C'è una ragione, se nonostante le aperture espresse dall'Eliseo il dialogo sui migranti resta appeso al filo delle parole di Emmanuel Macron. Che oggi sarà a Roma per i funerali di Giorgio Napolitano e avrà quasi certamente un colloquio privato vis-à-vis con la premier Giorgia Meloni. Urge passare ai raggi X le posizioni di Parigi. E mettere un punto ai giochi delle parti influenzati dalle rispettive politiche interne: questa l'idea comune messa sul piatto dagli sherpa (che parlano di «dinamica molto positiva»). Palazzo Chigi chiede di concentrarsi quanto prima sull'avvio di soluzioni strutturali al fenomeno migratorio, costruendo insieme un'iniziativa Ue con i Paesi di transito della sponda sud del Mediterraneo. Macron ha promesso risorse per l'Africa. E da Bruxelles filtra che si intende lavorare a una zona sar tunisina.

C'è però da capire anche quale sarà l'entità del sostegno a un'Italia che «oggi si prende la sue responsabilità», come detto non senza elogi dal presidente francese, che ha offerto a Roma pure una sponda per contrastare i traffici degli scafisti. Un modello, secondo Parigi, è la cooperazione attiva tra le due rive della Manica, con uomini e mezzi britannici a Calais per arrestare i passeur e impedire partenze illegali verso la Gran Bretagna. Un paradigma che si proverà a esportare in Tunisia come Unione europea, o con mezzi e uomini italiani e francesi.

Resta però l'atteggiamento di chiusura mostrato con i respingimenti verso Ventimiglia. Non si tratta della redistribuzione volontaria, su cui Palazzo Chigi non punta più le sue fiches. Ma di finirla con l'approccio rigido di Parigi; si attende un segnale, magari utile a ridimensionare le bordate della Lega che infastidiscono non poco Macron, pronto invece a riconoscere gli sforzi comunitari di Meloni, come fatto in tv due giorni fa davanti a quasi 12 milioni di francesi. Il vicepremier Salvini ha bollato come «solo chiacchiere» di Parigi, le proposte di collaborazione dell'Eliseo. Al confine i controlli continuano effettivamente su ogni treno, con i migranti fatti scendere e ispezionati con estrema cura. Algerini, tunisini; molti dal Sahel, dall'Africa «nera». Tutti i maggiorenni vengono respinti in Italia in poche ore. I francesi «battono» i boschi, i sentieri. E ciò non è mai cambiato: anzi lo fanno con più uomini e mezzi. Da gennaio sono state «riaccompagnate» a Ventimiglia oltre 20 mila persone, secondo le cifre della polizia di frontiera italiana.

Neppure la conferenza stampa congiunta di ieri sera al Quai d'Orsay - il ministero degli Esteri d'Oltralpe - tra Antonio Tajani e Catherine Colonna ha sbrogliato il nodo che lega la blindatura del confine alle ambizioni politiche di Gérald Darmanin, ministro dell'Interno che non vuol accogliere nessun migrante da Lampedusa, perseguendo i respingimenti. Solo i «minori» l'Italia può contestare, e da inizio anno circa 2 mila sono stati riconsegnati alla Francia.

Un dossier che Tajani ha provato ad azzannare, mordendo ai fianchi Parigi: «Si può partire dai 10 punti di von der Leyen per difendere le frontiere esterne, ma c'è certamente un problema anche alla frontiera interna, a Ventimiglia, che risolveremo». Colonna taglia corto: «Pienamente solidali con l'Italia, il fenomeno impone una soluzione europea». Sulla evidente distonia, rimanda al messaggio dell'Eliseo, «che fa fede», dice. «Inequivocabile», anche per Tajani.

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