Ora in Europa l'Italia deve contare di più

Ammettiamolo la tentazione è forte. Gridare "tutto il mondo è paese" e ridere della sconfitta di Angela Merkel

Ora in Europa l'Italia deve contare di più

Ammettiamolo la tentazione è forte. Gridare «tutto il mondo è paese» e ridere della sconfitta di Angela Merkel nelle elezioni del Baden-Württemberg e della Renania-Palatinato sarebbe quasi naturale. Anche perché dietro quella sconfitta ci sono «vizietti» tipicamente italiani come gli affari illeciti di due deputati pizzicati a lucrare sulle mascherine, i tentennamenti nell'affrontare la pandemia, le chiusure ingiustificate, la lentezza sui «ristori».

Ma quella risata sarebbe irresponsabile. Ci piaccia o no, la Germania di Angela Merkel è il volto dell'Europa. E quindi il nostro. Da oltre un decennio le garantiamo il ruolo di locomotiva dell'Ue, ci adattiamo ai suoi ritmi economici, ne accettiamo le politiche finanziarie e finiamo con il subirne l'egemonia. Non a caso la Commissione Europea è nelle mani di Ursula von der Leyen politica che in patria è considerata leader mediocre e un po' arrivista approdata al successo solo grazie al ruolo di fedelissima della Cancelliera.

Non a caso uno dei principali problemi dell'Unione sono oggi le scelte sbagliate della Commissione nel campo delle politiche vaccinali e della risposta alla pandemia. Del resto la Germania convinta, fino a tarda primavera 2020, che il Covid fosse un problema degli altri è la stessa che dopo la crisi del 2007 impose all'Unione politiche di austerità studiate su misura per il proprio profitto. Stavolta la scelta si sta rivelando errata non solo per l'Ue, ma anche per i tedeschi. Sono state le sottovalutazioni di Berlino, mutuate a livello Ue dalla Von Der Leyen, a far ritardare ad agosto inoltrato quegli accordi sui vaccini con le case farmaceutiche che paesi come Inghilterra, Usa e Israele avevano definito già a maggio.

Detto questo è chiaro che l'Europa senza la Germania non può sopravvivere. Dunque l'unica soluzione è smetterla di accodarsi alla locomotiva tedesca e riprendere a giocare un ruolo guida in Europa. In questo l'Italia ha oggi un vantaggio. Oltre ad essere il terzo contribuente europeo vanta un premier che da Presidente della Bce si è dimostrato uno dei pochi in grado di rispondere con scelte motivate e rigorose alla presunzione e agli eccessi della Germania.

Dunque l'Italia seppur piegata dalla pandemia ha oggi non solo la forza, ma il dovere di tornare a contare in Europa imponendo le necessarie correzioni di rotta ad una locomotiva tedesca che, complice luscita di scena della Merkel, rischia di trasformarsi in una littorina. Anche perché altrimenti i fallimenti della Germania diventeranno i nostri. E accusare Berlino servirà a poco.

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