Orgoglio, unità e "America First": la notte che lancia la corsa di Trump

Il discorso del tycoon alla convention di Milwaukee. La benda all'orecchio spopola tra i fan. Il vice Vance: "Abbiamo bisogno di un leader che riporti il lavoro negli Usa"

Orgoglio, unità e "America First": la notte che lancia la corsa di Trump
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La notte di Donald Trump è arrivata. Il partito repubblicano incorona l'ex presidente come candidato ufficiale alla Casa Bianca alla Convention di Milwaukee sotto una pioggia di 100mila palloncini rossi, bianchi e blu, i colori della bandiera americana. A soli cinque giorni dallo scampato attentato il tycoon torna sulla scena come leader indiscusso della destra Usa e come sopravvissuto, invocando l'unità e cavalcando il momento favorevole che lo vede con il vento in poppa nei sondaggi. Ma parla anche di America first, con gli alleati che devono pagare di più per la difesa, dazi commerciali per proteggere le industrie americane e la più grande deportazione di massa di migranti al confine col Messico, dove riprenderà la costruzione del muro. Infine pugno duro su Cina e Iran, pieno sostegno a Israele e una pace negoziata in Ucraina.

A prescindere dalle sue parole, comunque, gli occhi dei sostenitori sono puntati sulla benda ben visibile sull'orecchio destro, simbolo secondo loro del coraggio di un uomo che cerca di essere abbattuto e non si arrende mai. Sul palco si alternano prima di lui l'ex segretario di stato Mike Pompeo, il Ceo della organizzazione di arti marziali miste «Ultimate Fighting Championship» Dana White, che incarna lo spirito combattivo di The Donald anche nei momenti più difficili, l'ex campione di wrestling Hulk Hogan, il cantautore Kid Rock e il figlio Eric Trump. L'ex comandante in capo punta molto anche sul neo vice JD Vance, che conquista il pubblico del Grand Old Party rilanciando i valori dell'America First, loda il coraggio di Trump e attacca i politici di professione come Joe Biden. Il Paese ha bisogno di un leader «che metta l'America al primo posto», afferma, un leader che «risponda ai lavoratori, sindacalizzati e non», e che lotti per riportare in Usa le fabbriche: «Trump è la persona che realizzerà queste cose».

Il 39enne senatore dell'Ohio sul palco della kermesse in Wisconsin ripercorre la sua vita come esempio del sogno americano, di riscatto dall'infanzia difficile con una madre alcolizzata nella povertà degli Appalachi all'esperienza nei Marine, alla Yale Law School, al mondo della finanza e al Congresso. Vance promette di lottare per la classe operaia statunitense che invece, secondo lui, è stata «messa da parte» dai democratici. «Basta prenderci cura di Wall Street, è finita, impegniamoci per i lavoratori. Alla gente di Middletown, Ohio, e a tutte le comunità dimenticate del Michigan, Wisconsin, Pennsylvania, e di ogni angolo della nostra nazione... Non dimenticherò mai da dove vengo», dice, rivolgendosi a quegli stati cruciali della Rust Belt che ritiene di rappresentare e che spera di portare in dote al tycoon.

Oltre a rilanciare l'America First Vance mantiene una linea dura sul Dragone, promettendo che insieme «proteggeremo i salari dei lavoratori Usa e impediremo al Partito Comunista Cinese di costruire la propria classe media sulle spalle dei nostri cittadini».

Ma avvisa anche gli alleati che dovranno «condividere l'onere di garantire la pace nel mondo: niente più corse gratuite per i paesi che tradiscono la generosità dei contribuenti americani». Apparentemente più aperto sembra invece sui migranti: «È parte della nostra tradizione accogliere i nuovi arrivati - spiega - ma alle nostre condizioni».

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