Quarant'anni di misteri, depistaggi e indagini. La Procura di Roma riapre per la terza volta il caso Orlandi e acquisisce gli atti dell'inchiesta avviata in Vaticano a gennaio. È davvero la svolta per arrivare alla verità sulla scomparsa della ragazzina di 15 anni, cittadina vaticana, avvenuta il 22 giugno del 1983?
Il fratello Pietro, le cui dichiarazioni su un presunto giro di baby squillo fra prelati e persino con Giovanni Paolo II hanno provocato dure reazioni, è soddisfatto. «Una bella notizia - commenta il legale della famiglia Orlandi, l'avvocato Laura Sgrò - è quello che chiediamo da anni». Un atto che segue la richiesta di informazioni del Csm. Insomma, un superpool coordinato dal promotore di giustizia della Santa Sede Alessandro Diddi, e il procuratore capo di piazzale Clodio, Francesco Lo Voi che ha affidato il faldone al pm Stefano Luciani.
Non è chiaro se con la riapertura delle indagini sulla Orlandi si riapre anche lo scenario sulla scomparsa di Mirella Gregori, 15 anni, avvenuta un mese prima. Caso archiviato, come per la Orlandi, nel 2015. Mirella non era cittadina vaticana, i genitori gestivano un bar vicino la stazione Termini e vivevano sulla Nomentana. Eppure le analogie fra le due ragazze si rincorrono per i tre decenni di indagini. Mirella esce di casa nel pomeriggio del 7 maggio 1983 dopo essere rientrata da scuola. Qualcuno suona al citofono, le vuole parlare, Mirella non lo conosce. Dopo poco, però, spiega ai genitori che deve incontrare un tale Alessandro, un vecchio compagno di classe. L'appuntamento è per le 15 sotto il monumento ai bersaglieri a Porta Pia. Da quel momento non si hanno più notizie della 15enne. L'amico, interrogato, nega. «Ero altrove».
Un mese e mezzo dopo Emanuela esce dalla scuola di musica a Sant'Apollinare, in Campo Marzio, con il suo flauto traverso e sale su un'auto di grossa cilindrata. Otto anni dopo proprio in quella basilica verrà sepolto il boss della Magliana Enrico Renatino De' Pedis, detto anche il Presidente, ucciso un anno prima in via del Pellegrino. È lui a sequestrare la ragazza, secondo la sua ex, Sabrina Minardi, e a tenerla nascosta fino a un fantomatico scambio con monsignor Marcinkus, all'epoca a capo dello Ior, la Banca Vaticana. Lo scambio avviene al Gianicolo, dove più volte Renatino e il monsignore si passano borsoni zeppi di banconote, «Due miliardi di lire in due Louis Vuitton», denaro sporco, da riciclare e che sarebbe servito per finanziare il movimento polacco Solidarnosc, dice la Minardi. Un favore personale, quello di De' Pedis, all'alto prelato finanziere?
Anche il racconto della donna, che porta la polizia alla presunta prigione della Orlandi sulla Circonvallazione Gianicolense, fa un buco nell'acqua. Stessa storia per la pista bulgara, indicata dall'attentatore di Papa Wojtyla, Mehmet Alì Agca, che vuole la scomparsa delle due ragazze collegata a quella del giornalista sovietico Oleg Bitov del 9 settembre dello stesso anno. Nonostante i comunicati dei Lupi Grigi, terroristi turchi, che sostengono di tenerle in ostaggio, non si arriva a niente. Alla Orlandi è collegato un altro giallo, l'omicidio di Katy Skerl, 17 anni, strangolata a Grottaferrata nel gennaio 1984.
Un teste chiave ma più volte screditato, Marco Accetti, sostiene che la Skerl viene uccisa per vendicare i sequestri Orlandi e Gregori. Per Pietro Orlandi, Emanuela sarebbe stata portata a Londra e tenuta prigioniera in un ostello dei padri scalabriniani.
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