La pace del Vaticano: missione di Zuppi a Washington

L'inviato del Papa oggi vedrà Biden. Il nodo dei bimbi deportati e le strategie per il negoziato

La pace del Vaticano: missione di Zuppi a Washington
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Prima Kiev, poi Mosca. Ora Washington. Terza missione del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna, ma soprattutto inviato speciale di Papa Francesco per il conflitto in Ucraina. Il porporato è volato a Washington per una missione di tre giorni (fino al 19 luglio) tenuta segreta fino alla fine. E anche se il Vaticano non ha reso nota l'agenda del viaggio, Zuppi incontrerà oggi alla Casa Bianca il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, secondo quanto riferisce Politico. Con lui è presumibile che il porporato intenda parlare in particolare delle migliaia di bambini deportati con la forza dall'Ucraina. Anche l'ambasciatore Usa in Vaticano, Joe Donnelly, è volato a Washington e parteciperà ad alcuni degli incontri del cardinale nella capitale americana.

«La visita - informa una nota diffusa dalla sala stampa della Santa Sede - si svolge nel contesto della missione intesa alla promozione della pace in Ucraina e si propone di scambiare idee e opinioni sulla tragica situazione attuale e di sostenere iniziative in ambito umanitario per alleviare le sofferenze delle persone più colpite e più fragili, in modo particolare i bambini». Proseguono, dunque, gli sforzi di pace e di mediazione portati avanti senza sosta dal Papa, nonostante a Kiev e poi a Mosca non si siano raggiunti effetti sperati. Ma lo sguardo ora vola Oltreoceano in quella che appare sempre più un concreto tentativo di costruzione di un percorso verso una tregua nel conflitto che coinvolge il mondo intero. Sforzi, quelli della diplomazia vaticana, silenziosi e precisi. E che si concentrano soprattutto sugli aspetti umanitari del conflitto, come spiega la nota vaticana. Dopo la missione di pace a Kiev, dove il 6 giugno si era incontrato con il presidente Zelensky, il cardinal Zuppi si era recato a Mosca concludendo la sua missione il 29 giugno.

In Ucraina, l'inviato di Francesco aveva fatto visita anche in uno dei luoghi dell'orrore della guerra, nelle fosse comuni di Bucha. Zelensky aveva frenato qualsiasi aspettativa di pace, sottolineando che «poiché la guerra è sul nostro territorio, la formula per raggiungere la pace non può che essere solo ucraina». Tre settimane dopo, il numero uno dei vescovi italiani volò a Mosca. Non ci fu alcun incontro con Vladimir Putin, ma vide comunque Yuri Ushakov, assistente del presidente russo per gli affari di politica estera. Nel suo viaggio, l'arcivescovo di Bologna incontrò anche il patriarca Kirill con il quale parlò delle «iniziative umanitarie che possono facilitare una soluzione pacifica». Sempre accompagnato da un Officiale della Segreteria di Stato, il porporato aveva avuto come scopo del suo viaggio quello di «incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace». Di ritorno a Roma, il 4 luglio scorso, Zuppi aveva confermato ai giornalisti di aver incontrato il Papa per riferirgli della sua missione e aveva sottolineato come la priorità «è ora quella di lavorare per i più svantaggiati, come i bambini, e vedere se si riesce ad avviare il meccanismo per loro e aiutare la parte umanitaria».

Ora gli Stati Uniti, ad aggiungere una pedina importante nelle trattative per la pace. A conferma di quanto recentemente detto dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano: «Da questo dialogo auspicato dal Papa non vogliamo escludere nessuno».

Al rientro dagli Stati Uniti, Zuppi sarà a Camaldoli insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al segretario di Stato Vaticano Parolin per «Il Codice di Camaldoli», convegno in programma nell'eremo in provincia di Arezzo dal 21 al 23 luglio.

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