Washington. L'America che esce dal voto di midterm rimane un Paese profondamente diviso, incapace di abbracciare (o respingere) in toto l'agenda dell'uno o dell'altro partito. Per orientarci nella futura mappa politica Usa, il Giornale ha chiesto indicazioni a Douglas Rediker, politologo ed esperto del Brookings Institution, ex rappresentante Usa nel Board del Fondo monetario internazionale, su nomina di Barack Obama e, tra gli altri incarichi, ex presidente e vice presidente dei Council sui Rischi geopolitici e dell'Agenda Geo-economica globale del World Economic Forum.
Se l'aspettava che il Muro Blu fermasse l'Ondata Rossa?
«Non so se c'è stato un Muro Blu, sicuramente non c'è stata un'Ondata Rossa. Le elezioni hanno riflettuto la divisione che c'è nel Paese. Non è sembrato un voto nel quale il Paese abbia respinto in blocco l'amministrazione Biden. E nemmeno un voto nel quale il Paese abbia abbracciato la visione repubblicana del mondo, qualunque essa sia. Se guardiamo ai risultati riflettono molto bene il fatto che il Paese è insoddisfatto di entrambi i partiti e non è particolarmente innamorato dell'uno o dell'altro. Se sei insoddisfatto del tuo partito, non sei particolarmente attratto dall'altro candidato».
Cosa cambia ora per la presidenza Biden, anche in vista del 2024?
«Anche se non c'è stata l'Ondata Rossa, ci si aspetta che i Repubblicani prendano il controllo della Camera dei rappresentanti. Questo sembra l'esito più probabile. E come abbiamo visto negli ultimi due anni, con i Democratici che hanno controllato la Camera con una maggioranza risicata, una maggioranza è pur sempre una maggioranza. Quindi, se i Repubblicani finiranno per controllare la Camera, qualsiasi iniziativa legislativa dell'amministrazione Biden verrà bloccata. Il punto è quanto ostili saranno i Repubblicani e questo avrà a che fare con il potere che l'estrema destra avrà all'interno della maggioranza repubblicana. Nel complesso, ci possiamo aspettare che ben poco verrà fatto in termini legislativi sia per quanto riguarda l'agenda repubblicana che quella democratica».
Trump sembra il grande sconfitto di queste elezioni, ora cosa farà?
«Credo che i risultati di midterm abbiano danneggiato le sue prospettive per il 2024. Il fatto che abbia selezionato una serie di candidati che hanno perso seggi che invece i Repubblicani avrebbero potuto vincere, significa che il suo cocktail politico, la sua leadership verranno messi in discussione dai repubblicani moderati che hanno ambizioni per la presidenza. Molti pensano che i Repubblicani abbiano delle chance ragionevoli di vincere la presidenza nel 2024, a meno che non scelgano Trump come candidato. In quel caso, il Paese probabilmente voterebbe una sorta di referendum, a prescindere da chi sarà il candidato democratico. E questa non è una cosa buona per un presidente profondamente impopolare come è stato Trump. Credo che la battaglia veramente interessante avverrà nelle prossime settimane e mesi all'interno del Partito repubblicano. Capiremo se Trump manterrà il suo potere e la sua leadership sul partito o se emergeranno candidati praticabili».
Come Ron DeSantis?
«DeSantis sta ovviamente ricevendo molta
attenzione, poiché ha avuto un risultato eccellente. E il fardello che pesa su Trump non pesa su DeSantis, a prescindere che piaccia o meno come politico. Chiaramente è molto più votabile nel Paese di quanto lo sia Trump».
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