Pakistan, assalto ai cristiani e chiese bruciate

A fuoco 21 edifici e 130 fermati. Due arresti per «profanazione del Corano»

Pakistan, assalto ai cristiani e chiese bruciate
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Pagine strappate del libro sacro islamico, il Corano, con contenuti blasfemi presumibilmente scarabocchiati su di esse con inchiostro rosso sono state trovate vicino a una comunità cristiana in Pakistan. L'atto ha suscitato un'ondata di rabbia incontrollabile tra i musulmani. È successo tutto a Jaranwala, diocesi di Faisalabad, nella regione del Punjab. La folla ha attaccato e saccheggiato le case private appartenenti ai cristiani e 21 chiese sono state date alle fiamme, altre sono state assaltate o distrutte, un cimitero vandalizzato, i catechisti picchiati e i parroci in fuga. Il vescovo protestante Azad Marshall in un tweet riferisce che un edificio della sua chiesa è stato incendiato: «Le Bibbie sono state profanate e i cristiani sono stati torturati e vessati, dopo essere stati falsamente accusati di violare il Sacro Corano».

Gli altoparlanti delle moschee locali sarebbero stati utilizzati per informare sulla presunta profanazione di testi religiosi da parte dei due residenti cristiani locali. Per fermare la folla è intervenuto un imponente contingente di polizia che per placare gli animi ha detto che i due cristiani sarebbero stati arrestati. Cosa che ieri sera è accaduta veramente: Amir e Raki Masih sono stati catturati e incriminati per blasfemia. Sono in custodia al dipartimento di antiterrorismo, ha precisato su X il primo ministro della Giustizia del Punjab, Mohsin Naqvi.

Ma anche molti musulmani sono finiti in manette: 128 persone sono state arrestate ma sono indagati oltre 600 violenti. La storica Chiesa dell'Esercito della Salvezza era ancora fumante ieri, un giorno dopo la rivolta. Le rovine sono state circondate da filo spinato mentre la situazione rimane tesa in città. Qualsiasi tipo di assembramento e manifestazione è stato limitato per sette giorni. La blasfemia in Pakistan è punita con la morte. Anche se Islamabad non ha ancora condannato nessuno alla pena capitale per questo reato, una semplice accusa però può provocare rivolte diffuse, che a volte portano a linciaggi e uccisioni. Yassir Bhatti, cristiano di 31 anni, è stato uno di quelli costretti a fuggire dalla propria casa. «Hanno rotto le finestre, le porte e portato via frigoriferi, divani, sedie e altri oggetti per ammucchiarli davanti alla chiesa per essere bruciati - ha raccontato -. Hanno anche dato alle fiamme e profanato Bibbie. Sono stati spietati». I video sui social media mostrano manifestanti che distruggono gli edifici mentre la polizia sembra stare a guardare. Il pastore Javed Bhatti, sacerdote della zona, ha dichiarato: «Hanno bruciato tutto. Hanno distrutto le nostre case, la casa di Dio».

Il Pakistan ha ereditato la legge

sulla blasfemia dagli inglesi nel XIX secolo. Negli anni Ottanta Islamabad ha introdotto pene più severe, inclusa la condanna a morte per chi insulta l'Islam. Circa il 96 per cento della popolazione pakistana è musulmana.

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