Il complottismo non va mai in quarantena. Anzi arriva in Parlamento. Con una teoria già rilanciata su Twitter dal solito Gunther Pauli, consigliere economico del premier Giuseppe Conte, che il 22 marzo scorso aveva scritto di una presunta «correlazione» tra la diffusione del nuovo Coronavirus e la realizzazione delle reti internet 5G. Nonostante le smentite, la fantasiosa ipotesi ha varcato i confini dei social network per sbarcare direttamente a Montecitorio. Grazie a due interrogazioni parlamentari a risposta scritta presentate come prima firmataria dall'ex deputata del M5s Sara Cunial, espulsa dal Movimento e già nota per le sue posizioni No-vax. È il 30 marzo, con l'Italia e il mondo in piena emergenza sanitaria, la Cunial chiede al governo di approfondire il legame tra la tecnologia del 5G e la pandemia da Covid-19. Tra le altre cose l'onorevole scrive: «diversi esponenti del mondo medico-scientifico si sono pronunciati sull'ipotesi di correlazione tra l'irradiazione del wireless mobile e il coronavirus». Salvo poi confondere le acque e smentire parzialmente sé stessa: «Tra questi Ronald Kostoff dichiara come sia ormai comprovato il fatto che il wireless abbassi le difese del sistema immunitario, esponendo le persone all'esposizione di virus e malattie».
Quindi «Il coronavirus non sarebbe altro che l'ennesima riprova della vulnerabilità di un organismo indebolito, anche e soprattutto dalla pericolosa sommatoria di 5G, 4G, 3G, 2G e Wi-Fi». Tanto fumo negli occhi e suggestioni mai comprovate dagli organismi competenti. Come il Ministero della salute che nel suo sito, in una sezione sulle bufale più diffuse sul Covid, ha inserito anche la correlazione tra il 5G e il virus. Specificando: «Dopo molte ricerche effettuate, nessun effetto negativo sulla salute è stato collegato in modo causale all'esposizione alle tecnologie wireless».
Ecco smentito dal ministero pure Pauli, il consulente del capo del governo. Tra le teorie del complotto arrivate fino alla Camera dei Deputati non c'è solo il 5G. Ma trova spazio perfino il fantascientifico link tra l'aver fatto il vaccino anti-influenzale e la possibilità di contrarre il Coronavirus. Tema della seconda interrogazione della Cunial, presentata martedì 31 marzo. Dove si può leggere: «uno studio relativo alla stagione influenzale 2017-18 ha mostrato che la vaccinazione anti-influenzale aumenta il rischio di essere infettati da coronavirus del 36%». Tesi smentita da più parti. Anzi il 16 marzo il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, intervistato da un quotidiano, ha spiegato che addirittura il vaccino contro l'influenza «forse conferisce qualche protezione» contro il Covid.
Intanto la notizia falsa sul vaccino anti - influenzale che aumenterebbe la possibilità di essere contagiati ieri è circolata su alcune pagine social non ufficiali di fans dei grillini, come M5s news, pronta a rilanciare la stramba teoria della deputata Cunial.
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