Le pandemie vera scintilla di genialità

La peste del '300 modernizzò la società, nel '600 diede impulso all'Illuminismo

Le pandemie vera scintilla di genialità

Racconterò una storia triste, ma con un lieto fine, c'è bisogno di ottimismo. Nella metà del Trecento la peste nera quella del Decamerone, arrivata sempre dalla Cina uccise circa 20 milioni di persone soltanto in Europa. Cioè quasi un terzo degli abitanti (in Cina il 65 per cento), e fu dunque una sciagura demograficamente più grave della Prima e della Seconda guerra mondiale.

L'Europa, l'Italia in particolare, stavano uscendo dal Medioevo, i commerci erano ripresi molto vivacemente, soprattutto via mare, e quella piccola globalizzazione favorì l'espansione del morbo. Portata dalle pulci dei topi, e allora senza cure, la pesta era mortale nel 50 per cento dei casi, ma non si sapeva che si trasmettesse da persona a persona, per vicinanza, e poté dilagare. Soltanto i Visconti a Milano e Casimiro III in Polonia riuscirono a limitare il disastro, con la felice intuizione di ridurre al minimo il passaggio di persone e merci.

Le città erano tornare popolose, per l'epoca: Milano aveva 150.000 abitanti, Firenze e Venezia 100.000, Brescia 40.000. Era normale buttare i rifiuti, anche i più intimi, in strada, dalla finestra. La peste durava in un luogo fra i sei e i nove mesi, e alla fine la gente - scrivono i cronisti dell'epoca - guardava nel vuoto, impotente e disperata. Come si può immaginare, ci furono anche tanti episodi efferati. Fra tutti, il più stupefacente fu quello dei tataro-mongoli dell'Orda d'Oro: durante un assedio in Crimea, lanciavano cadaveri appestati dentro le mura della città con le catapulte, primo esempio di guerra batteriologica. L'uomo medievale, tanto duramente colpito, reagì. Qualche volta male, per esempio perseguitando gli ebrei, ritenuti responsabili di avere diffuso volontariamente l'epidemia; o, all'opposto, molti buoni cristiani presero a flagellarsi in sanguinolente processioni, convinti che la peste fosse un castigo divino. Ma furono maggiori le conseguenze benigne. Anzitutto si capì che bisognava isolare i malati, ridurre al minimo i contatti e istituire la quarantena, che allora durava appunto quaranta giorni. Ancora meglio, i Papi tolsero il veto alle autopsie, per le quali poco prima un medico avrebbe potuto essere condannato a morte, con l'accusa di avere sezionato un corpo destinato alla resurrezione. E poté svilupparsi lo studio dell'organismo, alla base della medicina moderna.

Anche dopo il coronavirus, la medicina e la nostra organizzazione difensiva miglioreranno. Ma non è questa scontata - la buona notizia promessa all'inizio. È che per i prossimi anni possiamo prevedere molte buone novità. La peste del Trecento trasformò radicalmente le società, in meglio. I terreni meno redditizi vennero abbandonati, gli affitti agricoli diminuirono drasticamente e i superstiti poterono avere a disposizione i migliori. Le corporazioni, molto rigide nell'accettare nuovi ingressi, dovettero aprirsi a nuovi artigiani e professionisti, con retribuzioni più vantaggiose. Ci fu, insomma, un aumento generalizzato del benessere. Non solo: la carenza di mano d'opera portò a una maggiore ricerca di meccanizzazione, cioè di tecnologia. Per fare solo due esempi i più importanti la quasi totale scomparsa degli amanuensi (i conventi erano stati falcidiati) accelerò la sperimentazione di mezzi più idonei per la diffusione della scrittura, e dopo una serie di tentativi nacque la stampa a caratteri mobili di Gutenberg, una delle maggiori rivoluzioni nella storia dell'umanità. Inoltre (l'esempio è meno benigno, ma quasi altrettanto importante), la carenza di soldati spinse a migliorare in fretta la tecnologia delle armi da fuoco.

Avvennero fenomeni simili dopo la grande peste del Seicento, quella dei Promessi sposi, dopo quelle di Olanda e d'Inghilterra nello stesso secolo, e infine quella di Marsiglia di inizio Settecento: provocarono a un impulso decisivo che avrebbe portato all'Illuminismo e alla Rivoluzione industriale.

Per fortuna, stavolta non ci sarà una strage come nel passato, non si creeranno nuovi posti di lavoro, anzi probabilmente avverrà il contrario. L'effetto clamoroso sarà un altro: oggi, per la prima volta nella storia, centinaia di milioni di individui sono costretti in casa, lontani dalle attività quotidiane, abituali e ripetitive. Non saranno tutti inattivi, in attesa che passi. Favoriti da internet e dai computer, proprio mentre leggete queste righe milioni di Sapiens in salotto, nelle cantine, nei garage stanno partorendo idee, covando invenzioni, progettando sistemi, mutamenti, perfezionamenti in ogni settore e, come va di moda dire, start up.

Non saranno tutti Steve Jobs, magari uno magari progetterà - finalmente un tappo da barattolo che non richieda sforzo di titano, ma qualche Steve Jobs accelererà di anni il suo arrivo. Fra poco avremo un'esplosione di migliorie per la nostra vita, ci ripagheranno per questa - minuscola, maledetta - peste che ci ha attaccato.

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