Parigi dimezza la quarantena. Gli scienziati italiani: "Giusto"

Il Cts francese: "La contagiosità crolla dopo soli 7 giorni". Da Palù a Galli: scelta corretta. Conte apre: "Riduce i costi"

Parigi dimezza la quarantena. Gli scienziati italiani: "Giusto"

La Francia dimezza i tempi di quarantena. E per le migliaia di malati di Covid sarà un sollievo dover restare chiusi in casa non 14 ma solo 7 giorni. La decisione formale della «sforbiciata» arriverà dopodomani, ma il Comitato scientifico ha già dato il suo benestare. I motivi di questa scelta li ha spiegati il ministro della Salute, Olivier Véran: «Siamo più contagiosi nei primi 5 giorni dall'apparizione dei sintomi o dal tampone positivo. Successivamente la contagiosità diminuisce in modo molto netto e dopo una settimana resta, ma molto debole». Accanto all'aspetto clinico, il ministro ne affianca uno pragmatico: «L'accorciamento della quarantena favorirà una migliore adesione alla regola, poiché oggi gran parte dei francesi non rispetta la quarantena».

La scelta politica francese vuole non solo far rientrare nei ranghi gli indisciplinati, ma mira a salvaguardare l'economia nazionale. C'è il timore, infatti, che si possa paralizzare mezzo Paese a causa delle lunghe e diffuse quarantene causate dalla nuova impennata del Covid. Resta però da capire se dal punto di vista scientifico la quarantena breve sia la strada giusta che potrebbe venire adottata anche dalla Germania. E forse dall'Italia. Il ministero della Salute sottoporrà la questione al Cts in cui serpeggia però scetticismo soprattutto per la mancanza di trasparenza circa gli studi su cui la Francia ha fondato la sua decisione. E anche il viceministro alla salute Pierpaolo Sileri, si è dichiarato possibilista «sempre che siano confermate le evidenze scientifiche». Lo stesso premier Giuseppe Conte apre: «Se fosse possibile ridurre il tempo di quarantena a 7 giorni, potremmo diminuire i costi sociali ed economici». Ma sono proprio gli esperti a «spalleggiare» la proposta francese definita «molto coraggiosa» dal virologo Massimo Clementi del San Raffaele. Il microbiologo Andrea Crisanti, per esempio, ammette che la grande maggioranza si contagia il quinto e il sesto giorno. «Portare la quarantena a 7 giorni spiega - cattura sicuramente la maggioranza delle persone che hanno contratto il contagio, rimane solo una piccola percentuale che sfugge. Ma un compromesso bisogna trovarlo - aggiunge - E i benefici sono che non rimangono bloccate migliaia di persone a casa con danno economico per sé stessi e per il Paese». Gli asintomatici invece si intercettano «facendo sorveglianza attiva».

Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova, commenta con un po' di ironia: «bene la Francia, ora diranno che i francesi sono negazionisti». Mentre Giorgio Palù, microbiologo presso l'Università di Padova, aggiunge che sulla quarantena abbreviata esiste una decina di lavori scientifici che dimostrano che la carica virale si riduce significativamente dopo la comparsa dei sintomi. «Secondo un report del New York Times, almeno il 90% dei positivi in America potrebbe non essere contagioso». Il virologo Fabrizio Pregliasco si associa al gruppo dei favorevoli perché «la massima contagiosità si concentra nei primi 5 gg della malattia e lo stop a 7 giorni è una scelta fattibile: rende più praticabile e accettabile la quarantena che attualmente è molto lunga». Un po' più cauto l'infettivologo Massimo Galli che accetta i sette giorni di quarantena a condizione che si faccia un test di verifica. «L'Incubazione è di circa 5-6 giorni e dopo una settimana si dovrebbe riuscire ad individuare sia le infezioni sintomatiche sia le asintomatiche. Se il test è negativo si può mandare la gente a lavorare. Se invece non si fa il tampone si lascia andare in giro la gente senza controllo. Un sistema che non passa dai test è approssimativo».

Frena invece Fausto Baldanti, responsabile di virologia molecolare al San Matteo di Pavia. «Ridurre a sette giorni la quarantena è forse prematuro. Ma è anche vero che non possiamo pensare di prolungare la quarantena all'infinito.

Ci sono molte persone che hanno mostrato tracce residuali di virus costrette a prolungare la quarantena anche per mesi, pur avendo la carica virale molto bassa e con basso grado di contagiosità». Da qui la proposta: «Bisogna introdurre, al momento del tampone, un criterio aggiuntivo che associ l'eventuale positività residua a un rischio di contagiosità».

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