Sarà un protesta silenziosa ma forte quella che andrà in onda oggi nelle piazze d'Italia, tra bambole, ciucci e fiori bianchi disseminati sul selciato come simbolo di quell'infanzia dimenticata dai decreti che stanno regolamentando le riaperture. Anche dall'ultimo, che oltre a non prevedere alcun piano di riapertura per le scuole dell'infanzia ha pure negato alla categoria la proroga della cassa integrazione per i lavoratori.
A battersi per il futuro di nidi e asili privati e paritari è il comitato EduChiAmo, che coordina oltre 100mila operatori del settore, i titolari delle strutture in difficoltà e i genitori preoccupati di perdere una risorsa fondamentale. «Il silenzio sui servizi educativi 0-6 è tombale. Parliamo - spiegano dal comitato - di più di 10mila strutture, chiuse da febbraio in Lombardia e da inizio marzo nelle altre regioni, che senza proroga della cassa integrazione saranno coperte fino a metà giugno, i mesi successivi saranno a carico delle imprese, già martoriate da mesi di inattività». Sono 185mila i bambini che frequentano i nidi privati che a settembre rischiano di non trovare le strutture ad accoglierli. «La perdita dei servizi privati si tradurrà in un baratro sociale, economico ed educativo che tutti sottovalutano», denuncia EduChiAmo.
Si sentono degli invisibili e lo sono soprattutto i piccoli da 0 a 3 anni, tagliati fuori anche dai centri estivi previsti dal 15 giugno. «Siamo stati abbandonati, noi che copriamo il 60 per cento della scolarizzazione dei bambini fino 6 anni», lamenta Michela Merli, titolare di un asilo nido e di una scuola dell'infanzia bilingue a Roma, oltre che di un centro estetico che ha appena riaperto. «Per quello ci hanno dato le linee guida due giorni prima - racconta - ma ci siamo adeguati e ce l'abbiamo fatta. Ma con l'asilo come si fa? Non si sa nulla, non abbiamo indicazioni su come riaprire a settembre e quindi non possiamo accettare iscrizioni visto che parliamo di un'attività con enormi responsabilità. C'è tanta confusione. I genitori vogliono informazioni sui protocolli, ma noi non abbiamo certezze neanche sui centri estivi. Si parla di un educatore ogni 5 bambini, che dovranno stare per lo più all'aperto, sotto il sole, gestendo il distanziamento sociale. Ma come si fa? E poi che rette dovremmo chiedere ai genitori con un rapporto di 1 a 5?».
Nessuna sovvenzione, zero rimborsi e neppure indicazioni su come gestire la questione delle rette durante la chiusura. Ora ci sono i prestiti da onorare e un futuro che spaventa. «Non chiediamo di riaprire, non siamo epidemiologi - sostiene la Merli - ma vorremmo chiarezza e la proroga della cassa integrazione». Una questione economica per i titolari delle scuole d'infanzia, ma non solo. «Si sta creando un danno enorme ai bambini e si ledono i diritti delle donne che saranno costrette a rimanere a casa. Siamo l'unica categoria che ha già l'obbligo di 10 mq a bimbo e di un rapporto di 1 a 7 per gli educatori. Non si può abbassare ancora», denuncia Susanna Adacher, titolare di 7 asili a Roma. Le poche novità del decreto Rilancio non soddisfano l'opposizione.
«Il governo umilia le scuole paritarie. La maggioranza è riuscita nell'impresa di destinare l'elemosina di 8.368 euro a scuola, poco più di 40 euro ad alunno», sottolineano i deputati della Lega in commissione Istruzione.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.