Il partito-ombra di Di Maio: no proporzionale e accordi col Pd

Il ministro degli Esteri Luigi di Maio vuole testare alle prossime elezioni comunali il "suo partito"

Il partito-ombra di Di Maio: no proporzionale e accordi col Pd

Il ministro degli Esteri Luigi di Maio vuole testare alle prossime elezioni comunali il «suo partito«. I «dimaiani» si muovono già come una forza politica autonoma rispetto al M5s di Giuseppe Conte. Alleanze, accordi e comizi: da un lato c'è il Movimento ufficiale, guidato dall'ex premier, dall'altro c'è il gruppo dei fedelissimi del ministro degli Esteri che stringe patti elettorali per proprio conto.

Nei fatti, il partito personale di Di Maio è già nato. Il battesimo si è tenuto a Portici, uno dei comuni più popolosi della provincia napoletana. I grillini contiani sono ufficialmente schierati con una coalizione ambientalista guidata dal Verde Aldo Agnello. Il «partito dimaiano» è invece al fianco del sindaco del Pd Enzo Cuomo. Nel fine settimana scorso, mentre i grillini organizzavano banchetti contro il primo cittadino, Di Maio incontrava Cuomo per stringere il patto elettorale. Portici è l'immagine di una scissione che si è già consumata nei fatti. Lo stesso schema, Conte da un lato e Di Maio e i suoi sul fronte opposto, si ripete in altri Comuni al voto. Il tema è però più ampio. Nel M5s lo scontro tra Di Maio e Conte si allarga sul terreno della legge elettorale. Il ministro degli Esteri è scettico sul ritorno a un modello proporzionale. Di Maio vuole posizionare il M5s nell'alleanza di centrosinistra e spinge per consolidare l'asse con i dem.

Al partito di Draghi non crede nemmeno Di Maio. Il ragionamento dell'ex capo dei Cinque stelle è semplice: con il «Rosatellum» Conte avrà meno autonomia e potere nella selezione delle candidature. Dovendo condividere assieme al Pd i profili per i collegi uninominali. Tradotto: meno potere per Conte, più agibilità per Di Maio. L'ex premier vorrebbe smarcarsi: punta a una maggior autonomia. Il sistema proporzionale è l'ideale per riportare dentro Alessandro Di Battista e tutta l'ala ortodossa anti-Draghi.

L'obiettivo è chiaro: condurre una battaglia elettorale identitaria anche contro Pd e governo. che diventa l'unico modo per ridurre il potere dei governisti. Di Maio corre ai ripari, preparando il suo gruppo all'abbraccio con il Pd (in quota Franceschini).

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