«Ho fuorviato il Parlamento, ma non intenzionalmente». È questo, in sostanza, che afferma la memoria difensiva dell'ex Premier Boris Johnson che oggi si presenterà davanti alla commissione parlamentare per essere sentito sulla sua condotta nel caso del Partygate.
La commissione, presieduta dalla deputata laburista Harriet Hartman, ma composta da una maggioranza di Conservatori, ha già sostenuto che mister Johnson potrebbe aver imbrogliato il Parlamento in diverse occasioni e afferma che esistono delle prove che suggeriscono con chiarezza che la violazione delle regole sul Covid dovrebbe essere apparsa «ovvia» all'allora Primo Ministro. Si presume che la commissione voglia torchiare per ore Johnson che si prepara a difendersi con cinquantadue pagine di relazione, preparata dal suo team legale e diretta dall'avvocato Lord Pannick KC. Nel documento l'ex Premier ammette di aver sviato i colleghi deputati, ma l'azione non fu intenzionale. «Non mi sarei mai sognato di fare una cosa simile - insiste Johnson - e quando ho assicurato il Parlamento che le regole del lockdown non erano state violate, ho agito in buona fede». Nella stessa memoria dice poi di aver compreso che le sue assicurazioni erano sbagliate, ma nel momento in cui aveva partecipato agli eventi tenutisi al numero 10 di Downing Street, era convinto si trattasse di riunioni di lavoro. Per quanto riguarda la multa ricevuta per aver partecipato a un evento per il suo compleanno nel giugno del 2020, Johnson sostiene che le ragioni della sanzione «rimangono poco chiare per lui». L'ex leader conservatore afferma che si fidò dei suggerimenti dei suoi consiglieri che non avevano trovato «nulla di irragionevole» nella partecipazione a questa riunione. Johnson è certo che la commissione non possa provare in alcun modo un suo comportamento fuorviante intenzionale. «L'unica eccezione - si legge nella memoria - sono le dichiarazioni rilasciate dal mio ex consulente Dominic Cummings, motivate da un risentimento personale». La commissione ha raccolto le testimonianze scritte di 23 testimoni, alcuni diari ufficiali, le mail intercorse tra i membri dello staff e i messaggi WhatApp consegnati dai legali di Johnson. All'inizio del mese, un rapporto iniziale della commissione sosteneva che le performance di Johnson nelle conferenze stampa sul Covid dimostrano la perfetta comprensione delle regole da parte del Primo Ministro e in una dichiarazione di ieri la commissione afferma che la memoria difensiva di Johnson non contiene nessuna nuova prova.
Johnson attacca la conduzione dell'inchiesta. Il verdetto dovrebbe venir pubblicato entro l'estate e il Parlamento dovrà approvare le sanzioni, in caso Johnson dovesse venir ritenuto colpevole.
Le sanzioni possibili vanno dalle semplici scuse alla sospensione per più di 10 giorni e se quest'ultima ipotesi dovesse concretizzarsi l'ex Premier rischia di non poter partecipare alle elezioni. Se invece dovesse risultare innocente, si preannuncia un clamoroso ritorno sulla scena politica nazionale.
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