Lo chiamano il «patto di Natale». Si tratta di licenziare la legge di stabilità entro la Vigilia. A dimostrazione della solidità dell'alleanza di governo e della validità della manovra economica. Stando ai calendari dei lavori, la manovra arriverebbe in aula di Palazzo Madama il 22 dicembre (lunedì la capigruppo stabilirà la road map) e dopo Natale (probabilmente il 29) ci sarà la ratifica da parte dell'aula di Montecitorio.
Si tratta di una manovra che rispecchia appieno, secondo Maurizio Gasparri, capogruppo azzurro al Senato, la politica del governo guidato da Giorgia Meloni. «Nella legge di stabilità ci sono interventi importanti a favore di lavoratori e famiglie - spiega il senatore di Forza Italia ai microfoni di Tgcom 24 -, come la conferma del taglio del cuneo fiscale, con un aumento del reddito netto dei lavoratori, lo stanziamento di circa 8 miliardi di euro per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e maggiori risorse per le Forze di polizia». «Noi - aggiunge - usiamo i soldi dei cittadini per creare lavoro, tanto che oggi registriamo 480mila posti di lavoro in più mentre la disoccupazione scende intorno al 7%, i grillini e la sinistra hanno fatto il reddito di cittadinanza, il superbonus clientelare e festeggiano il Natale con 300mila euro di soldi dei cittadini a Beppe Grillo. Una vergogna assoluta». Ci sono, però, anche momenti «virtuosi» che chiamano alla piena collaborazione le diverse forse dell'opposizione. Come l'emendamento proposto dalla senatrice di Italia viva, Raffaella Paita, che ha ottenuto di far convergere 40 milioni di euro del fondo parlamentare delle opposizioni in un unico pacchetto di interventi contro la violenza sulle donne, quale «risposta della politica all'emergenza femminicidi». Lo scopo è anche di far aumentare in questo modo il «reddito di libertà», il cui fondo sale così per il prossimo triennio da 4 a 10 milioni di euro.
Dalla battaglia degli emendamenti emerge il caso Pirondini. Il senatore grillino è infatti al centro di una feroce polemica perché accusato di «conflitto di interessi». Luca Pirondini, musicista e già consigliere comunale a Genova fino al 2022, ha infatti, proposto un emendamento alla finanziaria per dotare il Teatro Carlo Felice di un fondo di 7 milioni nei prossimi tre anni. Pirondini, però, fa parte del Consiglio di indirizzo della fondazione dell'ente lirico, come hanno fatto notare nei giorni scorsi alcuni parlamentari di maggioranza (da Daniela Ternullo di Forza Italia ad Alessandro Amorese di Fratelli d'Ialia). L'emendamento, ribatte lo stesso Pirondini era una risposta ai tagli al Fus avallati dal ministro Sangiuliano. «E poi dal Consiglio di indirizzo del Carlo Felice - aggiunge - mi sono dimesso il 6 dicembre».
Giustificazione avalla, però, a quanto sostengono azzurri e meloniani, le accuse. «Deve fare chiarezza» chiede l'azzurra Ternullo. mentre Amorese aggiunge: «Se si è dimesso dopo che è stato sollevato il caso di un possibile conflitto di interessi significa che avevamo colto nel segno».
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